Una terza rivoluzione industriale come unico presupposto allo sviluppo della nuova Europa sociale. Questa la necessità richiamata da Jeremy Rifkin presidente della Foundation on Economic Trends, nel suo intervento al VII meeting di Confesercenti che si è chiuso ieri a San Martino in Campo (Perugia). Secondo l’economista siamo oramai “al crepuscolo di un regime energetico” e “l’Italia deve raccogliere la sfida delle energie rinnovabili”. “Utilizziamo fertilizzanti chimici, pesticidi, la plastica, i materiali per l’edilizia, i prodotti farmaceutici, il calore, la luce – ha spiegato Rifkin – e tutto ha a che fare con i combustibili fossili. Quindi, al tramonto di questo regime energetico avremo diverse crisi. La capacità della nostra generazione di leader economici di affrontare queste crisi determinerà il tipo di civiltà in cui vivremo e vivranno i nostri figli”. Lo studioso ha quindi ricordato che “l’Unione Europea, che oggi guida l’economia del mondo intero, ha cominciato con la Comunità del carbone e dell’acciaio”. “Il progetto di oggi – ha proseguito – è quello di interconnettere questo spazio per far sì che ci siano reti energetiche che permettano di creare un mercato interno in grado di essere esportato anche nel resto del mondo. Questo è l’obiettivo che l’Europa si è posta entro il 2020 e il mondo delle imprese deve unirsi per cercare di rendere operativo quello che è un progetto ancora istituzionale”. Critiche infine arrivano dall’economista nei confronti di chi pensa al nucleare come unica forma di approvvigionamento energetico: “ci sono 443 impianti nucleari nel mondo” che oltre ad essere vecchi “riescono solo a produrre il 5% dell’energia di cui abbiamo bisogno”. Per avere un reale risultato sui cambiamenti climatici servirebbe una quota del 20% che significa 4 mila impianti nucleari (costruendone tre ogni 30 giorni per i prossimi 60 anni) e questo“ non succederà mai. Inoltre non sappiamo come gestire i rifiuti nucleari e non abbiamo risposte in questo senso”.