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Rifkin e Scaroni, scontro di due visioni sul futuro energetico

Intervento dello studioso americano nel corso della manifestazione Ecomondo a proposito della sua tesi, ormai affermata, del modello di rete di distribuzione diffusa dell'energia

Si è svolto questi giorni una specie di duello a distanza tra le dichiarazioni fatte dall’a.d. dell’Eni Scaroni e il famoso scienziato americano Jeremy Rifkyn. Da una parte il primo, pur riconoscendo la necessità di investire nelle fonti rinnovabili, ha dato pesanti giudizi sul Protocollo di Kyoto e sul pacchetto Ue “20-20-20”, bollandoli come velleitari, inutili e di “impiccio” al settore industriale. Dall’altra il secondo invece ha sostenuto, alla manifestazione di Ecomondo, la sua teoria dell’energia distribuita che prevede una rete di tanti piccoli produttori che producono autonomamente energia, immettendola in questa distribuzione che dovrebbe un po’ somigliare alla rete di internet, dove ognuno contribuisce alla produzione totale e ognuno consuma secondo le sue esigenze.
E Rifkin, anche a Rimini, ha insistito sul concetto che l’innovazione attuale è contraddistinta invece dall’organizzazione distribuita e orizzontale sia dell’informazione che dell’energia. “Dobbiamo passare dall’energia d’èlite all’energia distribuita” ha dichiarato con forza lo scienziato americano.
“In realtà, servirebbe una sorta di nuovo ‘piano Marshall’ globale sull’energia per sostenere questa nuova rivoluzione energetica – spiega Rifkin – Bisognerebbe promuovere nuove forme di cooperazione, sull’esempio di quelle che in Europa generarono a suo tempo Euratom, però questa volta basate sulla cooperazione per diffondere le energie rinnovabili. L’Europa può realizzare un efficace mix di autosufficienza energetica e cooperazione tra gli Stati nell’impiego di energie rinnovabili e nella produzione e distribuzione di energia”.