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Rifiuti: scendono produzione e ricorso alla discarica, aumenta la differenziata

Nel 2009 la produzione di rifiuti urbani in Emilia-Romagna si è, per la prima volta nell’ultimo decennio, ridotta rispetto all’anno precedente, con una diminuzione dello 0,9% in termini assoluti e dell’1,8% in termini di produzione pro-capite. E’ diminuito del 10% anche il ricorso alla discarica che nel 2009 ha interessato solo il 46% del totale dei rifiuti indifferenziati, continuando un trend discendente iniziato nel 1996 quando tale percentuale era al 77%. Continua poi ad aumentare (+2%) la raccolta differenziata che ha raggiunto il 47,4% dei rifiuti urbani, pari a 323 kg pro-capite. Un dato questo che pone l’Emilia-Romagna nettamente al disopra del dato medio nazionale di 165 kg per abitante e che è prossimo all’obiettivo del 50% previsto dalla normativa nazionale. E’ quanto emerge dal Rapporto 2010 sui rifiuti elaborato da Arpa in collaborazione con la Regione Emilia-Romagna, che è stato presentato oggi a Bologna dall’assessore regionale all’Ambiente Sabrina Freda. “Sono dati positivi che ci invitano a proseguire su questa strada. Prevenzione, ovvero riduzione della produzione di rifiuti, raccolta differenziata e recupero di materiale – ha detto Freda – sono gli obiettivi fondamentali che perseguiamo, in linea con quanto previsto anche dall’Europa, che ci chiede di fare del conferimento in discarica una soluzione sempre più residuale e di ridurre progressivamente anche l’incenerimento, sia pur con recupero di energia. La direttiva 98 del 2008 in particolare stabilisce come obiettivo il 50% di recupero sul totale dei rifiuti raccolti. Noi lavoriamo per raggiungerlo”.

Proprio per migliorare sempre più raccolta differenziata e recupero l’assessore Freda ha firmato oggi il rinnovo della convenzione tra Regione e Conai, avviata nel 2007. In Emilia-Romagna infatti il 53% del totale dei rifiuti differenziati raccolti è costituita da rifiuti da imballaggio (alluminio, carta, legno, plastica e vetro) e di questi una parte significativa rientra nella gestione del sistema consortile Conai/Consorzi di filiera, al quale aderiscono in regione 134.500 imprese. Pierluigi Gorani del Conai e Vito Belladonna, direttore tecnico di Arpa Emilia-Romagna hanno sottolineato l’importanza di lavorare non solo sulle quantità di raccolta differenziata, ma anche sulla qualità dei materiale raccolti per migliorare poi le percentuali di effettivo recupero. Belladonna ha ricordato che l’Emilia-Romagna è una regione completamente autosufficiente nella gestione dei propri rifiuti e ha fornito alcuni dati sull’attività di controllo che Arpa svolge su tutto il territorio: nel 2009 sono stati 700 le ispezioni in aziende, 450 i campioni sugli impianti di gestione dei rifiuti, 110 i campionamenti sulle emissioni degli inceneritori, 200 quelli sulle acque sotterranee.

I dati per provincia, le percentuali di recupero
Secondo il Rapporto nel 2009 la produzione complessiva di rifiuti urbani in Emilia-Romagna è stata di poco inferiore ai 3 milioni di tonnellate pari a circa 682 kg per abitante. Nel 2008 il corrispondente dato medio regionale era di 695 kg pro capite. Questo dato risente della scelta che la Regione ha fatto di “assimilare” ai rifiuti urbani anche parte dei rifiuti legati alle attività commerciali e artigianali, che vengono in questo modo sottoposti ai controlli e alle regole della gestione pubblica.

La provincia che produce meno rifiuti in Emilia-Romagna è quella di Bologna con 571 kg pro capite, quelle che producono di più le province costiere di Rimini, Ravenna e Forlì-Cesena (rispettivamente 837, 793 e 781 kg pro capite), a causa della forte incidenza delle presenze turistiche nel periodo estivo.
Anche la raccolta differenziata presenta un andamento differenziato sul territorio, con punte del 65% in alcuni Comuni e quantitativi fermi al 35% in altri. Mediamente i risultati migliori vengono raggiunti nei comuni di piccole-medie dimensioni, anche grazie alla possibilità di sperimentare pratiche innovative come il “porta a porta”. Una considerazione questa che può contribuire a spiegare il dato della provincia di Bologna del 39%. I territori provinciali che “differenziano” di più sono quelli di Parma e Reggio Emilia (54,3 e 54%).
Dei circa 1 milione 400 mila tonnellate di rifiuti urbani che sono raccolti in modo differenziato, la percentuale che viene avviata a recupero è intorno al 78%. Considerando le diverse frazioni merceologiche, al primo posto vi è il legno con l’89%, seguito da carta-cartone con l’84%, plastica con il 75%, vetro con il 64%, metalli 51%. La quasi totalità del verde e dell’organico raccolti in modo differenziato viene avviata a recupero.
La parte di rifiuti che non è raccolta in modo differenziato (circa 1 milione 600 mila tonnellate) viene avviata per il 46% in discarica, per il 42% ai termovalorizzatori, per il 9% a impianti di biostabilizzazione, per il 2% è trasformata in combustibile da rifiuti e per l’1% in materiale di recupero.
Osservando l’andamento nel tempo del ricorso a discarica o ad inceneritore, si nota come il primo stia progressivamente diminuendo ( da quasi il 70% del 2001 al 46% del 2009), mentre il secondo stia aumentando ( da poco più del 20% del 2001 al 42% del 2009), in linea con quanto previsto dalle direttive europee.