(Rinnovabili.it) – Gli occhi della comunità internazionale sono puntati sulle due mega potenze dalle cui intenzioni potrebbe dipendere il buon esito o meno del Vertice di Copenaghen. E quando ormai manca meno di due settimane al cruciale evento e dopo aver gettato parecchi dubbi sulla possibilità di portare a casa un nuovo accordo globale sul clima, Cina e Usa fanno la loro mossa sulla scacchiera mondiale, annunciando ufficialmente gli obiettivi di riduzione dei gas serra definitivi che porteranno sul tavolo di negoziato. Come “annunciato dall’Amministrazione”:https://www.rinnovabili.it/obama-pronto-ad-un-target-co2-per-copenaghen-provvisorio-402205 nei giorni scorsi il Presidente Barack Obama ha formalizzato le voci di corridoio e ora è “pronto a mettere sul tavolo un obiettivo di riduzione delle emissioni Usa, nel 2020, _intorno al 17%_ al di sotto dei livelli del 2005”, ricalcando in sostanza il disegno di legge approvato l’estate scorsa dalla Camera dei Rappresentanti. Il documento con cui il Presidente Usa si presenterà nella Capitale danese riporta anche tappe intermedie (meno 30% entro il 2025 e meno 42% entro il 2030) e un target a lungo termine per ridurre le emissioni dell’85% entro il 2050 (sempre tenendo il 2005 come anno di riferimento), in attesa che il Senato, impegnato ore con la riforma della Sanità, si occupi della legge finale su energia e clima.
E dopo Obama anche il premier cinese Wen Jiabao ha confermato la sua partecipazione al Vertice Onu forte di un rilancio sugli obiettivi nazionali. Il portavoce del ministero degli Esteri di Pechino, Qin Gang, annunciando la partecipazione del governo al summit ha anche riportato il nuovo impegno a ridurre l’intensità delle emissioni di carbone del 40-45% entro il 2020. Si tratta anche in questo caso di un obiettivo che parte dal 2005, meno impegnativo dunque di quello assunto dai paesi che hanno firmato il protocollo di Kyoto e che nei loro nuovi target continuano a riferirsi all’1990, in particolar modo ben distante dall’ambizione di cui si è fatta leader l’Unione Europea. Ma per un clima incerto come quello che si respirava fra negoziatori solo qualche giorno fa è pur sempre da considerasi un passo avanti.