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Riduzione CO2 al 2050: UK e il sogno impossibile dell’80%

(Rinnovabili.it) – Obiettivi ambiziosi e lungimiranti per le politiche di riduzione di CO2 della Gran Bretagna che ha dovuto però fare un brusco passo indietro nelle proprie aspettative. In seguito ad uno studio di alcuni scienziati dell’Institution of Mechanical Engineers, si è dedotto che l’auspicato taglio dell’ 80% per i gas serra nazionali entro il 2050 sarebbe uno scoglio impossibile da superare, in seguito alla mancanza di tempo utile a costruire nuovi impianti e centrali extra per la produzione di energia pulita. Secondo l’analisi, anche se il Regno Unito riuscisse a ridurre la domanda di energia del 50%, avrebbe ancora bisogno di un supplemento di 16 centrali nucleari e 27,000 turbine eoliche entro il 2030 per essere sicuri di colpire il bersaglio.
Si ritiene che una riduzione simile sia possibile se non addirittura solamente ipotizzabile sul finire del 2100 e arrivarci potrebbe significare, secondo la ricerca, integrare con tecnologie alternative direttamente dispensate dalla geoingegneria. Dalle tecniche che rimbalzano la luce del sole nello spazio a nuovi escamotage per assorbire la CO2 nell’atmosfera; il lancio nello spazio o in orbita di specchi ‘semina nuvole’ artificiali sopra gli oceani, oppure ulteriori studi sugli alberi artificiali, la crescita di alghe sul lato degli edifici, i cui tetti saranno dipinti di bianco per riflettere la luce solare. Queste alcune delle proposte menzionate nello studio.
Potrebbe anche essere che sia necessaria, ha sostenuto l’IMEche, una razionalizzazione pratica nell’uso dell’energia a livello individuale grazie all’utilizzo di strumenti indicati con la finalità di rendere consapevole le persone su quanta energia stanno consumando.
Tim Fox, a capo del dipartimento ambiente e cambiamento climatico presso l’Istituzione IMEche ha sottolineato che, anche nel caso in cui ci fosse tempo materiale per realizzare le strutture in più occorrenti perché sia raggiungibile lo scopo, si presenterebbero comunque tutta una serie di problematiche. Fox ne ha menzionate alcune ammettendo purtroppo “che entro il 2013 non si avranno abbastanza navi da costruzione specializzate per contribuire all’implementazione di fattorie del vento offshore”. L’incapacità produttiva legata alla scarsità del tempo non garantirebbe inoltre di coprire ad esempio il numero di turbine eoliche essenziali per tutti i progetti in atto entro il 2016. “Ci sarà competizione – ha aggiunto Fox – sulle risorse di ingegneria che serviranno a distribuire i parchi eolici in un mercato globale dove altre Nazioni saranno anche loro impegnate nella corsa per diminuire l’impronta di carbonio”.

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