Nuova iniziativa all’insegna della sostenibilità in casa di Google.org, l’associazione fondata dal colosso della Mountain View. Dopo progetti come RE<C per lo sviluppo delle energie rinnovabili o RechargeIT, a favore di veicoli ibridi “plug-in”, è la volta del lancio di “Google PowerMeter”:https://www.google.org/powermeter/: un nuovo software che permetterà di visualizzare in tempo reale sullo schermo del personal computer i consumi della propria abitazione o dell’ufficio. “Gli studi – si legge sul sito dell’associazione – dimostrano che la capacità di visualizzare il proprio uso dell’energia rende più facile la riduzione dei consumi. Vogliamo che la gente sia in grado di farlo durante tutta la giornata, ma a questa sorta di ‘feedback’ in tempo reale richiede un sistema di misurazione elettrica avanzato noto come “smart meter”.
Il servizio web, ora in fase di prototipo, non si limiterebbe a fornire dati provenienti da contatori intelligenti, ma anche ad elaborare soluzioni volte all’efficienza energetica e quindi alla riduzione della bolletta.
“Inizialmente – spiega Jamie Yood portavoce di Google – misurerebbe solo l’utilizzo generale dell’elettricità domestica, per cui il confronto potrebbe essere fatto ora per ora o giorno per giorno”, ma l’intenzione sarebbe quella di arrivare a misurare i consumi stanza per stanza o per specifico apparecchio. Il che permetterebbe all’utente, ad esempio, di sapere immediatamente quanta energia in più è richiesta aumentando di un solo grado la temperatura del condizionatore.
Sono attualmente 30 le persone – impiegati della società – a sperimentare il gadget che tuttavia lascia qualche perplessità: la società infatti, ritiene possibile render disponibile il software in tempi relativamente brevi, nonostante necessiti ovviamente di hardware e contatori intelligenti per poter raccogliere i dati ed elaborarli, che non sono ancora diffusi nelle case.
Per questo uno Google.org ha iniziato a cercare tra gli operatori energetici e i produttori di “smart meter” eventuali partner al progetto. Ma rimane un problema di fondo: offrire liberamente informazioni sui propri consumi non è detto, infatti, che incontri il ‘placet’ da parte di tutti gli utenti.