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Quando il cellulare ruba l’energia alla TV

Per chi è nato nell’era della telefonia mobile è difficile riuscire ad immaginare di poter fare a meno dell’odiato-amato cellulare. I limiti per questa tecnologia sono ancora legati alle operazioni di carica, sopratutto quando si riduce l’efficienza della batteria o di fronte agli immancabili problemi di omologazione con il caricatore o di standby ad alto consumo.
Eppure c’è chi ha provato ad immaginare una situazione in cui il tradizionale caricabatteria non fosse più necessario; si tratta di Nokia che da suo Research Centre di Cambridge lancia un progetto ambizioso: riuscire a portare sul mercato entro cinque anni un telefonino in grado di ricaricarsi sfruttando le onde elettromagnetiche emesse dagli altri dispositivi, come ad esempio televisori o computer, ma anche router WiFi o forni a microonde.
Nel dettaglio il telefonino grazie ad un’antenna a banda larga riceverebbe le emissioni di altri dispositivi – dai 500 MHz delle tv ai 2,4 GHz delle reti wireless, fino ad un massimo di 10 GHz. Il prototipo realizzato per ora è in grado di raggiungere solo 5 milliwatt di potenza, insufficienti ad alimentare un telefonino, la cui soglia minima, in modalità stand-by o spento, è di 50 milliwatt. La conversione delle onde elettromagnetiche in energia non è un concetto nuovo, basti pensare ai “satelliti fotovoltaici” annunciati solo recentemente da Pacific Gas & Electric (PG & E) e che sfrutterebbero proprio onde radio a bassa frequenza per mandare a terra l’energia prodotta nello spazio.
Ma gli standard necessari non sono irraggiungibili per il Centro Ricerche di Cambridge che ora punta ad arrivare, nel breve periodo, almeno a 20 milliwatt per poi toccare il traguardo dei 50 necessari per la ricarica.

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