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Prove per Copenaghen: le isole vincono per l’impegno

L'occasione è quella dell'incontro pre-Copenaghen che ha riunito organizzazioni non governative. La discussione è quella che vede i Paesi industrializzati svogliati nel compiere azioni efficaci per contrastare i cambiamenti del clima.

(Rinnovabili.it) – I rappresentanti delle organizzazioni non governative di oltre 20 Paesi, provenienti da tutti i continenti, si sono riuniti a Copenaghen per fare le prove generali della Conferenza che in Dicembre vedrà nuovamente le Nazioni Unite incontrarsi, questa volta in via del tutto ufficiale, per il rash finale sulle trattative climatiche. In occasione di questo Warm-up, sponsorizzato dal governo danese, si è argomentato che i paesi industrializzati stiano perdendo il loro ruolo di leader nelle azioni di politica climatica, tanto che una delle voci di rappresentanza delle ONG presenti, Raman Mehta dell’ ActionAid India, ha sottolineato come gli “USA stanno spendendo miliardi di dollari per salvare il settore automobilistico”, anziché concentrarsi verso programmi di salvaguardia ambientale ed energetica.
“Se non otteniamo un accordo a Copenaghen, non è la fine del mondo – ha proseguito a dire Metha.”Ciò di cui abbiamo bisogno non è solo una nuova tecnologia. Un cambiamento non avverrà finché non vedremo nascere una rivoluzione sociale che consideri le persone prima dell’industria. Per fare ciò servirà tempo. Dobbiamo perciò continuare a combattere anche dopo Copenaghen, non solo per gli isolani, ma per il mondo”. Per assurdo sono proprio le piccole realtà delle Isole che stanno lottando per arrestare l’evoluzione in negativo dei fenomeni climatici facendo anche molto di più rispetto a ciò che potevano fare.”I piccoli stati insulari – ha detto Wael Hmaidan, direttore esecutivo libanese dell’ONG IndyACT- sono gli eroi del mondo del clima. Ma anche grandi paesi in via di sviluppo come Cina e India si stanno muovendo in anticipo”. I rappresentanti delle Organizzazioni Non Governative hanno quindi espresso la loro delusione per il mancato impegno concreto da parte delle Nazioni più ricche, e lo stesso David Cook dell’ Islands Climate Action Network, ha ampiamente evidenziato l’ingiustizia nelle parole di coloro che sostengono che “sarebbe troppo costoso sviluppare soluzioni tecnologiche per arrestare il riscaldamento globale- quando in realtà egli ha poi aggiunto, – abbiamo già le soluzioni”. Il raduno è stato organizzato dal Gruppo danese dei ‘92’, un network di ONG per l’ambiente e lo sviluppo. Il numero 92 si riferisce all’anno in cui ci fu la Conferenza delle Nazioni Unite a Rio de Janeiro, che ritenne priorità assoluta porre la salvaguardia del Pianeta ai primi posti nelle esigenze per una rivoluzione sostenibile del mondo.

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