(Rinnovabili.it) – Le regioni dell’Asia del Pacifico devono prepararsi, la migrazione dei profughi climatici si sta avvicinando velocemente. L’annuncio, rilasciato dalla Banca dello sviluppo asiatico (ADB).
Tifoni, cicloni, inondazioni e siccità stanno spingendo sempre più persone a lasciare le proprie case. Solo l’anno scorso milioni di persone hanno dovuto vivere da sfollate in maniera temporanea o anche definitiva in Malesia, Pakistan, Cina, Filippine e Sri Lanka. Questo processo, secondo le indagini effettuate, potrebbe essere accelerato nei prossimi decenni dalle conseguenze del cambiamento climatico che porteranno a climi sempre più estremi, come affermato in una dichiarazione pubblicata sul sito Web dell’ente.
“Qualsiasi meccanismo per la cooperazione internazionale è stato sviluppato per controllare questi flussi migratori, e i sistemi di protezione e assistenza sono ancora insufficienti, mal coordinati e isolati” denuncia la relazione “I governi nazionali e la Comunità internazionale devono affrontare con urgenza la questione attivamente” viene raccomandato.
La ADB spera di riuscire ad avere la lista completa delle aree a rischio entro marzo come parte di un progetto più ampio che ha come obiettivo di rendere la popolazione consapevole in merito ai flussi migratori determinati dal cambiamento climatico. Le popolazioni, spinte ad abbandonare principalmente le aree rurali e le aree costiere sono soprattutto comunità tra le meno abbienti che si riversano nelle città aumentandone la popolazione e creando disservizi. “In molti luoghi, coloro meno in grado di affrontare condizioni meteorologiche estreme e degrado ambientale saranno costretti a muoversi con meno risorse in un futuro incerto”, ha riferito uno dei relatori dello studio, Bart w. Édes.
Tuttavia, sembra esserci anche un lato positivo e il rapporto spiega che se gestita correttamente, la migrazione causata da cambiamento climatico potrebbe facilitare effettivamente l’adattamento umano, creando nuove opportunità per gli sfollati in luoghi meno vulnerabili.