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Process Zero, l’architettura verde inizia a respirare

(Rinnovabili.it) – Ha sorpreso con gusto estetico, innovazione e sostenibilità ed è stato per questo scelto come progetto vincitore di un prestigioso concorso quale il “Metropolis Next Generation Design Competition”:https://www.rinnovabili.it/concorso-metropolis-riqualificare-un-edificio-governativo-verso-limpatto-zero-403377. Parliamo di “*Process Zero: Retrofit Resolution*”:https://www.process-zero.com, innovativo approccio al retrofit energetico che si è meritato il primo posto di questa VIII edizione della competizione. La sfida lanciata dal magazine, in collaborazione con la General Services Administration (GSA), americana chiedeva di intervenire progettualmente su un edificio del 1960, sede degli uffici GSA a Los Angeles, per azzerare il correlativo impatto ambientale. Ed è così che un convenzionale blocco in vetro e cemento è stato trasformato in un organismo vivente in grado di respirare.

Il team vincitore è composto da 15 architetti e ingegneri che lavorano per lo più nell’area di Washington DC, uffici di HOK e Vanderweil. La loro proposta combina una serie di tecnologie rinnovabili già diffuse nel mondo architettonico con qualcosa di più inedito: le microalghe. Come in una futuristica vertical farm, l’edificio ospiterebbe nella sua parete a sud vasche di foto-bioreazione per le colture algali che, accanto alla produzione di biodiesel e ossigeno, avrebbero anche il compito di assorbire la CO2 urbana e pulire le acque grigie del palazzo, utilizzati come nutrienti. Ridotto anche il carico di luce artificiale attraverso “ampi tagli” sul tetto dell’edifico per far entrare i raggi del sole e un sistema di lucernari in maniera tale da illuminare naturalmente il 100% degli interni. Per ridurre ulteriormente i consumi elettrici il progetto propone di eliminare tutti i singoli pc sostituendoli con un più efficiente cluod server per la gestione dei dati. Le esigenze di climatizzazione verrebbero risolte grazie alla ventilazione naturale, all’istallazione di pannelli solari termici collegati ad un sistema radiante nel pavimento, a materiali a cambio di fase installati nel soffitto e a pozzi geotermici situati al di sotto del cortile. Invece di scartare l’energia latente attraverso l’aria di scarico, sarebbe recuperata da una ruota scambiatrice di calore per il condizionamento dell’aria di ventilazione. Infine, il fotovoltaico a film sottile coprirebbe i 35.000 metri quadrati di facciata, accanto a tubi contenenti le microalghe.

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