Gli obiettivi della direttiva UE su clima e energia, il famoso pacchetto 20-20-20, preoccupano e non poco il Ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo. Il timore espresso è quello di trovarsi di fronte a un “impegno eccezionale” per un obiettivo minimo di riduzione di gas serra, motivo per il quale il ministro ha annunciato la “necessità di verifica” sulla normativa UE. Le parole della Prestigiacomo giungono dalla riunione tenutasi a Palazzo Chigi alla presenza dei rappresentanti dei ministeri dell’Economia, dello Sviluppo Economico, degli Esteri e delle Politiche Comunitarie e focalizzata per l’appunto sul pacchetto energia e clima dell’Unione Europea. “C’è forte preoccupazione – ha detto l’Onorevole – abbiamo trovato questo negoziato in fase avanzatissima. Ci colpisce che fino ad ora nessuno si sia preoccupato di valutare i costi in funzione degli obiettivi, senza poi considerare il risultato ambientale”. “Nella riunione di oggi si è condivisa la consapevolezza della portata di questo pacchetto e si è decisa la strategia per attirare l’attenzione su questa preoccupazione italiana, che poi, credo, sia anche di altri Paesi”. Secondo i calcoli effettuati dal Centro studi di economia dell’energia RIE, l’Italia rischia di pagare 23 miliardi di euro l’anno per rispettare la nuova normativa che, sempre secondo stime, porterebbe a una riduzione globale del 2% di gas serra per la parte UE e del solo 0,3% per la parte italiana. “Siamo convinti – ha aggiunto Prestigiacomo – che non tutti i Paesi hanno contabilizzato bene i costi di questo pacchetto”. Il passo importante è quello di “sondare i vari Paesi su questa preoccupazione e porre il problema al Consiglio UE”. “Non vogliamo che salti il negoziato e condividiamo l’obiettivo di lotta ai gas serra ma – ha sottolineato – bisogna fare i conti con la realtà”. “L’Unione Europea in questa sua corsa a trainare il resto del mondo in questa battaglia giusta, che condividiamo, si impegna, attraverso questo pacchetto, a raggiungere obiettivi ambiziosi ma dai contenuti poco chiari e trasparenti che rischiano di avvantaggiare paesi che inquinano di più, e l’Italia non è tra questi”. Il ministro ha inoltre annunciato la volontà di riattivare, nell’ambito del Cipe, il coordinamento, a guida ministero dell’Ambiente, per seguire l’attuazione del Protocollo di Kyoto. “Il quadro è preoccupante. Kyoto – ha concluso Prestigiacomo – è ormai un vincolo, siamo già nel quinquennio e siamo quasi alla scadenza del primo anno e siamo fortemente in ritardo perché purtroppo, anche qui, sono stati presi impegni onerosissimi senza però avere avviato nessun tipo di programma operativo per il raggiungimento di questi obiettivi”.