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Poznan: verso Copenaghen con un nulla di fatto

La recessione e il cambiamento d’amministrazione USA rendono altamente improbabile che si raggiunga un accordo per un nuovo patto mondiale nella lotta contro il riscaldamento globale entro la fine del 2008. E’ la convinzione generale che emerge in questi giorni dagli analisti e dai delegati dei 187 Paesi riuniti alla conferenza di Poznan e che ridisegnerebbe in tal modo gli obiettivi dell’incontro di Copenaghen determinando piuttosto che un nuovo trattato per il post Kyoto, solo una serie di principi. E all’appello preoccupato lanciato da grandi aziende ed investitori per “un’azione decisiva” sul clima come necessario stimolo all’attività economica globale, si aggiungono anche le compagnie di assicurazioni. La preoccupazione comune è ovviamente che si rimandino decisioni su questioni che al contrario non dispongono più di ulteriori proroghe. “Le assicurazioni sono uno dei settori economici maggiormente colpiti dalle catastrofi climatiche – sottolinea Andrew Torrance, portavoce di Climate Wise, il gruppo patrocinato dal principe Carlo che riunisce 40 tra le principali aziende internazionali del settore assicurativo – c’è urgente bisogno di una Kyoto 2, un accordo che elimini parte dei rischi derivanti dal riscaldamento globale”. Più ottimista Yvo de Boer, il segretario esecutivo della Convenzione delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, che oggi ha tenuto a sottolineare che la prima settimana di natura tecnica, è stato “molto costruttiva” consentendo alle delegazioni di tutti i paesi l’ammissione che “il tempo sta per esaurirsi e che Copenaghen è vicina”. De Boer ha sottolineato che la prima settimana di natura tecnica, è stato “molto positivo” e ha consentito alle delegazioni di tutti i paesi riconoscono che “il tempo sta per esaurirsi e che è vicino a Copenaghen”. Anche se non sono stati compiuti progressi “spettacolari”, questi sono stati realizzati “sulle questioni pratiche necessarie per procedere verso un risultato importante” ed i Paesi emergenti – Cina, India, Brasile, Sud Africa e Messico – stanno dimostrando uno spirito “molto costruttivo”. Ma non manca d’aggiungere: “Non raggiungeremo un accordo a lungo termine completamente ‘dettagliato’ a Copenaghen 2009. Non sarà possibile”.

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