Una vicenda contoversa nel settore chimico del Veneto che, con la sua composizione, porterà anche alla realizzazione di una centrale a cogenerazione da 400 MW e ad un notevole risparmio di emissioni inquinanti
La guerra sulla chimica di Marghera, si è conclusa dopo otto anni con una risoluzione del Consiglio dei Ministri, con l’astensione del ministro per l’Ambiente Alfonso Pecoraro Scanio, che ha espresso tutti i suoi dubbi, autorizzando il bilanciamento delle produzioni di Cvm e Pvc chiesto dalla Ineos Vinyl. Ricordiamo che il Cvm, cloruro di vinile monomero, è una sostanza chimica riconosciuta cancerogena dall’Organizzazione mondiale della sanità e dalla Cee. I lavoratori della fabbrica anche ieri avevano protestato per una vicenda che sembrava non avere fine e che metteva a rischio disoccupazione circa 5000 persone che lavoravano in fabbrica e nell’indotto. La proprietà, che aveva investito negli ultimi due anni oltre 60 milioni di euro, minacciava intanto di delocalizzare i suoi investimenti…
La soluzione di questa controversia dovrebbe essere il primo passo, cosi almeno lo giudica la locale Unione degli industriali, di un più ampio progetto di riqualificazione generale dell’area che comprenderà come punto qualificante anche un parco di produzione dell’idrogeno e una centrale energetica, unica nel suo genere, che dovrà essere realizzata dall’Enel.
Tutto ciò è fonte di soddisfazione per le istituzioni, Comune, Provincia, Regione che dopo lunghe incomprensioni sul futuro di Marghera, hanno trovato un punto d’incontro. D’accordo anche il sindacato interessato alla continuazione dell’attività produttiva, salvaguardando i posti di lavoro, pur mettendo in secondo piano le remore ambientali.
Decisiva la concessione d’ufficio della valutazione positiva di impatto ambientale (che il Ministero dell’Ambiente bloccava di fatto da anni) del Consiglio dei Ministri, che però ha subordinato la concessione stessa ad una serie di prescrizioni. Ma la stessa Ineos ha già precisato che si tratta di aspetti già accettati e superati, “visto che derivano in parte da suggerimenti e proposte di miglioramento discusse e condivise con il Ministero dell’Ambiente”.
“L’autorizzazione arrivata dal Consiglio dei ministri – ha chiarito l’AD di Ineos, Diego Carmello – non è un semplice semaforo verde per un impianto ma sblocca un progetto complesso cui da tempo stiamo lavorando”. E continua “…ora possiamo dare seguito concreto all’intesa con Syndial, oggi proprietaria dell’impianto, che prevede il nostro subentro con una serie di interventi di innovazione tecnologica a tutela della sicurezza dell’ambiente e del lavoro che otterranno risultati largamente superiori ai migliori standard previsti dai più evoluti sistemi di produzione conosciuti. Per questa parte prevediamo un investimento di 150 milioni di euro. Altri 300 milioni, circa, li spenderemo poi per una nuova centrale a cogenerazione che avrà una capacità di 400 Megawatt e darà energia all’intera filiera. Un impianto con abbattimenti di emissioni inquinanti finora impensabili».
Commenti positivi dal governatore regionale Galan, da tutti i sindacati e dal ministro Bersani: “Questo è un esempio – ha commentato il presidente di Unindustria Venezia, Antonio Favrin – di come si possa puntare sull’innovazione, sul mantenimento dei livelli occupazionali, sulla ricerca e sulla compatibilità ambientale con una notevole riduzione di tutte le emissioni, utilizzando le migliori tecnologie disponibili, ma è soprattutto un chiaro esempio per il nostro Paese di come sia possibile raggiungere un risultato così importante puntando su una collaborazione istituzionale che prescinde dall’appartenenza politica ma che guarda con lungimiranza allo sviluppo del territorio”.