(Rinnovabili.it) – Bellissimo ma in costante pericolo. L’ambiente polare documentato dalle immagini girate dagli attivisti di Greenpeace nel corso della spedizione _Arctic Under Pressure,_ terminata ieri, sembra essere ancora incontaminato, eppure è a grave rischio. Sono tanti i problemi, rilevati nel corso della spedizione, che minacciano il fragile ecosistema dell’Oceano Artico, che è stato per due mesi al centro delle ricerche degli scienziati dell’istituto tedesco IFM-GEOMAR. Gli scienziati, a bordo della nave _Esperanza,_ hanno potuto studiare gli effetti dell’acidificazione delle acque, a causa dell’assorbimento di CO2 da parte degli oceani, e hanno rilevato il pesante impatto delle attività industriali sugli habitat polari. La pesca e le esplorazioni per idrocarburi liquidi e gassosi, infatti, mettono in pericolo il fragile ecosistema artico, già minacciato dallo scioglimento dei ghiacciai.
Un vero successo quello dell’esperimento, unico nel suo genere, condotto dagli scienziati durante la spedizione. Nel territorio di Kongsfjord è stato simulato un aumento di CO2 (dai 390 ppm di oggi ai 1250 ppm attesi per la metà del prossimo secolo) all’interno di nove contenitori – mesocosmi – isolando una colonna d’acqua alta 17 metri, con circa 40 metri cubi di volume. Grazie a questo esperimento, non solo sono stati raccolti numerosi nuovi dati rispetto agli impatti dell’acidificazione sulle acque artiche, ma è stato verificato come ciò abbia un preciso impatto sulla base della catena alimentare, con possibili implicazioni per l’intero ecosistema.
La fotografia scattata da Greenpeace grazie ad _Arctic Under Pressure_ ha mostrato come i ghiacci polari potrebbero subire, nei prossimi anni, conseguenze devastanti a causa dell’azione dell’uomo. Per questo l’associazione ambientalista ha annunciato di voler chiedere una moratoria internazionale per limitare le attività industriali nell’area.