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Policristallino con il 27% di efficienza: i traguardi dell’americana “1366Technologies”

Aumenta l’efficienza ma rimane invariato il costo per le celle in silicio policristallino di nuova generazione, progettate nei laboratori del MIT dal professor Sachs

*Tecnonews della settimana* – Il Professore e ricercatore Emanuel Sachs, docente di ingegneria meccanica del MIT, Massachussets Institute of Technology, è riuscito nell’intento di migliorare in modo significativo l’efficienza delle celle di silicio mantenendone invariato il costo finale all’utente. Questa tecnologia è stata lanciata per la prima volta sul mercato di Lexington, Massachusetts, dalla neonata compagnia denominata “1366Technologies”, a seguito di uno sforzo economico-finanziario di 12.4 milioni di dollari investiti.
Dai test effettuati su celle della “1366Technologies”, di ridottissime dimensioni, pari a 2 centimetri di diametro, questa tecnologia aumenterebbe l’efficienza delle celle di silicio policristallino del 27%. Le prove sono state condotte dal Professor Sachs, co-fondatore della compagnia, nei laboratori della 1366T. Un aumento di tale portata in efficienza del silicio policristallino, pari come detto al 27%, porterebbe questo tipo di cella a superare quella del silicio monocristallino pur mantenendo i costi della produzione attuale, anzi spingendo verso il basso il costo di produzione dell’energia elettrica. Dietro il successo di questa nuova super-cella si celano tre “segreti”. Primo fra tutti un espediente banale ma efficace: l’incisione della superficie della cella con una texture in grado di provocare un maggiore assorbimento di radiazione solare da parte del silicio. Aumentando le “facce”, ovvero il numero di superfici, sulle quali venga riflesso il fascio luminoso, aumenta di conseguenza la quantità di energia assorbita e convertita in elettricità. Il secondo espediente è l’impiego di componenti d’argento per aumentare la conducibilità elettrica e la conversione dell’energia, grazie alle proprietà conduttive di questo prezioso metallo e alla possibilità di adottare fili di dimensioni molto ridotte limitando le dispersioni, ottimizzando lo spazio e aprendo alla possibilità di realizzare una cella completa sempre più piccola. L’ultimo “segreto” riguarda l’utilizzo di “fascette” estremamente sottili per il trasferimento dell’energia elettrica dai sottilissimi cavi d’argento fino all’inverter. Queste fascette vengono trattate superficialmente tramite incisioni allo scopo di farle funzionare come specchi e riflettere la radiazione solare sulla cella o comunque sulle porzioni di silicio. L’obiettivo della compagnia è la realizzazione di interi campi solari completi di dimensioni massime di 15 centimetri di diametro come progetti-pilota per le tecnologie del futuro, aprendo il mercato alla sperimentazione ed all’innovazione a basso costo. Per fare un esempio, Sachs afferma che, se ad oggi il costo delle celle è di circa 2.10 dollari per watt generato, le celle integrate con la sua tecnologia farebbero calare, in ordine di produzione industriale e seriale dei componenti, il costo fino a 1.65 dollari per watt (il professore sostiene, in modo oltremodo lungimirante, di riuscire a toccare la soglia di 1.3 dollari/watt). Sebbene queste previsioni non siano ancora competitive rispetto al carbon fossile, che presenta un costo di 1 dollaro/watt, l’affinamento, la divulgazione e l’impiego su larga scala di questa tecnologia potrebbe portare in breve tempo, al massimo in 15 anni, alla diminuzione del costo della tecnologia del silicio.

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