Rinnovabili

Piano d’Azione Nazionale, la voce delle associazioni

Otto associazioni di categoria attive in diversi comparti delle rinnovabili (APER), nell’eolico (ANEV), nel fotovoltaico (ASSOSOLARE e GIFI), nel solare termico (ASSOLTERM) nelle biomasse (AIEL e FIPER), nell’idroelettrico (FEDERPEN). Una da anni impegnata nella promozione dell’efficienza energetica (FIRE). La più antica associazione italiana del settore (ISES ITALIA). Congiuntamente, dopo confronti e verifiche durati dodici giorni, hanno presentato al Ministero dello Sviluppo Economico un documento di osservazioni al testo del “PIANO D’AZIONE NAZIONALE”:https://www.sviluppoeconomico.gov.it/pdf_upload/documenti/Piano.pdf elaborato dal ministero. Non quattro considerazioni in croce, bensì ventidue pagine dense di analisi, ma soprattutto di proposte volte rendere più efficace una proposta che rappresenta “un punto di partenza importante per individuare le azioni più opportune per supportare la crescita delle fonti rinnovabili in linea con gli obiettivi comunitari”, di cui in particolare si apprezza “il rilievo dato al cambio di marcia per quanto concerne la promozione delle FER nel settore del riscaldamento e del raffreddamento e l’utilizzo intelligente della biomassa”.

Difficile condensare in poco spazio i contenuti del documento. Innanzi tutto, per raggiungere l’obiettivo, concordato con Bruxelles, _del 17% da FER sui consumo finali lordi di energia,_ il Piano predisposto dal MSE prevede il ricorso all’importazione di energia prodotta da fonti rinnovabili, mentre secondo le valutazioni fatte dalle dieci associazioni firmatarie del documento è ampiamente possibile conseguirlo con le sole realizzazioni sul territorio nazionale.
A patto, però – e sulle relative proposte è concentrata la maggior parte del documento – che vengano tempestivamente attuate e in alcuni casi potenziate le misure di sostegno previste dal Piano, le quali, contrariamente a quanto si può pensare, solo in parte riguardano l’incentivazione delle tecnologie di utilizzo delle rinnovabili. Molto più importanti, e finora in larga misura disattese, sono adeguate misure amministrative e di pianificazione territoriale, di formazione tecnica, di informazione al grande pubblico, di strutture pubbliche in grado di gestire un Piano assai complesso, di sviluppo delle reti elettriche e delle infrastrutture per il teleriscaldamento e il teleraffrescamento, ecc. Particolarmente importante, secondo gli estensori del documento, è mettere ordine nella caotica normativa per autorizzare gli impianti che le Regioni, ciascuna per conto proprio, si sono date, e varare finalmente la ripartizione fra le Regioni degli obiettivi che sono tenute a conseguire (ripartizione attesa da fine 2003).
Non meno decisiva è la continuità nel tempo delle misure previste, soprattutto di quelle di incentivazione, negli ultimi anni non solo soggette a continue e talvolta estemporanee modifiche: nelle scorse settimane è stata addirittura rimessa in discussione l’esistenza dei Certificati Verdi. In questa situazione, infatti, è più difficile investire, anche perché la bancabilità dei progetti è continuamente rimessa in discussione o, nella migliore delle ipotesi, i crediti vengono concessi a condizioni più onerose, mentre la continuità negli investimenti consentirebbe di realizzare le economie di scala essenziali per abbattere rapidamente i costi, così da anticipare per le singole tecnologie il momento di abolizione degli incentivi. Grande attenzione, quindi, nel documento, ai meccanismi più efficaci sia per superare questo stato di cose, sia per garantire analogo sostegno all’utilizzo delle rinnovabili per produrre calore.
Non resta che augurarsi un’attenzione adeguata da parte del MSE a proposte che non contrastano le linee di fondo del Piano, ma si sforzano di integrarlo per aumentarne l’efficacia.

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