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Petrolio: quota 200 dollari, fantasia o possibilità?

E’ solo una fiammata? Certo persistono le condizioni critiche del sistema USA, ma anche rischi di interruzione di produzione di certi Paesi. Però non bisogna dimenticare che tutto va valutato in un’ottica più generale e cioé quella di un’offerta debole e di una sostenuta domanda di Brasile, Russia, India, Cina e paesi mediorientali. La stima effettuata dal Dipartimento per l’energia USA prevede per il 2008 un aumento di domanda di 1,2 milioni di dollari.
L’OPEC, che dal canto suo si é sempre dichiarata intenzionata a non aprire di più i rubinetti, si riunirà solo a settembre. Secondo Abdullah al-Attiyah, ministro del Petrolio del Qatar, “il mercato è ben rifornito”, anche se l’associazione dei produttori deve ora affrontare il problema della riduzione delle scorte, dovuta ad una domanda sempre crescente.
In questo scenario, Arjun N.Murti, analista della “Goldman Sachs”, ormai da tempo sostiene che, sfondato il muro dei 100 dollari, prima o poi sarebbe crollata anche la cosiddetta “soglia psicologica”.
Previsione perfetta, fenomeno in corso.
E adesso nello studio, proprio degli analisti di “Goldman Sachs”, si parla di una “forchetta” di 150-200 dollari da raggiungere entro il 2010. E gli scenari che si prospettano sono: o un aumento graduato e continuativo che potrebbe fissare un prezzo medio di 120 dollari al 2011, oppure un record di 200 dollari nel 2009 per riassestarsi intorno ai 75 nel 2011, magari a causa di razionamenti della domanda USA.
Oggi l’offerta di Wti non è adeguata, il consumo in Cina è raddoppiato rispetto alla fine del 2001, ma la produzione non ha seguito lo stesso trend e ora si trova con riserve al minimo. E così basta un’interruzione di un qualsiasi impianto di qualsiasi paese (vedi la Nigeria) per far schizzare verso nuovi record il prezzo del petrolio.

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