Un investimento da 930 milioni di euro e la creazione di circa 3.500 posti di lavoro. Così il presidente di Cape ha presentato il progetto per trasformare la Sicilia in un polo per la produzione di vetture elettriche
(Rinnovabili.it) – “Sunny car in a sun region”. Non potrebbe essere più esplicito il titolo del progetto presentato, ieri, al Comune di Termini Imerese dal finanziere Simone Cimino. Una macchina solare per una regione solare è l’idea con cui il presidente del gruppo “Cape”, società che opera con il Private Equity, vorrebbe fare della regione siciliana nuovo polo della mobilità elettrica, coniugando occupazione, profitto e tutela ambientale.
Il piano, che si è guadagnato già il parere positivo da parte del ministro Scajola e del governo regionale, prevede la produzione e distribuzione in tutta l’area mediterranea della Reva-Nxg, il veicolo plug-in dell’omonima compagnia indiana, con cui Cape è entrato in joint venture. Sarebbe previsto inoltre la creazione di un network di stazioni di ricarica distribuite sull’intero territorio isolano, con relativi moduli fotovoltaici per la raccolta dell’energia solare; il tutto a fronte di un investimento di 930 milioni di euro da realizzare con interventi da parte dello Stato e della Regione Siciliana, ma che a pieno regime, sarebbe fonte di circa 3.500 posti di lavoro.
Il progetto potrebbe sì riqualificare lo stabilimento Fiat con il riassorbimento della manodopera e la creazione di nuovi posti di lavoro ma Cimino ci tiene a sottolineare che “Sunny car in a sun region” prescinde dal futuro del gruppo automobilistico. “Per questa via – ha dichiarato Cimino – potremmo dare risposta alla crisi di Termini Imerese e assegnare alla Sicilia un ruolo di battistrada per un nuovo modello di sviluppo. E’ un’idea in grado di portare nuovi stimoli all’Isola e renderla, non solo la prima infrastruttura europea su larga scala, ma anche un laboratorio privilegiato per la ricerca in questo campo. Gli unici ostacoli che potremmo incontrare – continua Cimino – sono quelli dei tempi della burocrazia, che rallenterebbero la realizzazione di una vasta rete di ricarica”.