(Rinnovabili.it) – Il settore dell’Information Technology (IT) ha in sé un potenziale inquinante legato all’impiego dell’energia consumata che continua ad aumentare e che potrebbe crescere del 400% entro il 2020. Una previsione preoccupante ma che potrebbe essere evitata se il comparto adottasse nuove tecnologie performanti ma allo stesso tempo a basso consumo per andare incontro ai nuovi standard che regolano le percentuali di emissioni dannose. E’ questo il consiglio formulato a seguito dello “studio”:https://www.rice.edu/nationalmedia/multimedia/2010-10-11-ictreport.pdf condotto dall’Institute for Sustainable and Applied Infodynamics (ISAID) di Singapore in collaborazione con il Baker Institute for Public Policy Rice dell’Università di Houston. Secondo l’indagine, durata per i ricercatori 18 mesi, l’ICT ossia l’Information and Comunication Technology, è costata, con riferimento al 2009, 2,83 dollari per ogni chilogrammo di CO2 emessa dal comparto, valore che nel 2020 potrebbe però scendere fino a 1,06 dollari qualora si adottasse un modo diverso di fare business
“Nonostante le preoccupazioni globali sulle crescenti emissioni di gas ad effetto serra la chiave dell’industria sta nel trovare nuove tecnologie che siano in grado di offrire prestazioni più elevate per ogni chilogrammo di CO2 emessa” ha dichiarato Krishna Palem, informatico.
I ricercatori hanno esaminato diversi dispositivi in uso, quanta energia consumano e in che modo questo consumo potrà essere influenzato dalla crescita della domanda energetica globale. A seguito dello studio è risultato ad esempio che i pc, i computer portatili, gli smart phone e le consolle gioco pur non emettendo direttamente carbonio utilizzano energia elettrica la cui produzione ha impattato sull’ambiente e quindi hanno in sé un potenziale inquinante. Tra questi è stato valutato come le emissioni legate a pc e portatili, che rappresentano attualmente il 48,5% delle emissioni globali di ITC potrebbero quadruplicare entro il 2020.