L’aumento incontrollato della concentrazione di CO2 in atmosfera, come è ben noto, ha comportato non pochi disagi al nostro ecosistema. A questi, ora, va ad aggiungersi anche l’aver influenzato il destino dello strato di ozono presente nella nostra atmosfera e che ci protegge, gli uomini e la terra stessa, dai raggi solari. Da una ricerca realizzata presso la University of Baltimora, e pubblicata su ScienceNOW, si evidenzia come, infatti, lo strato di ozono subirà delle variazioni in direzione opposta a seconda che si tratti dell’emisfero boreale o di quello australe, lasciando invece pressoché invariata la condizione ai poli. Le conseguenze, non riguardano solo l’aspetto ambientale e climatico, dal punto di vista della salute delle persone, infatti, il rischio è che nei prossimi anni possa aumentare in modo significativo anche l’incidenza dei tumori alla pelle, soprattutto in Australia, Nuova Zelanda, Perù e Cile. La ricerca, quindi, illustra come nei prossimi anni si osserverà un assottigliamento dello strato di ozono nell’emisfero australe, mentre si avrà un suo inspessimento in quello boreale. Secondo gli scienziati che si sono occupati della ricerca, sviluppando un modello climatico finalizzato a simulare le dinamiche atmosferiche, il trasferimento di energia e i cambiamenti nella composizione chimica dell’aria nel prossimo secolo, è stato possibile dimostrare come l’aumentare dei flussi di aria nell’emisfero australe porterà ad un rallentamento nella produzione di ozono determinandone così una riduzione. Il processo inverso invece si verificherà nell’emisfero boreale a tal punto da riportare, nel 2003, lo spessore dello strato di ozono ai valori della metà del secolo scorso.