Quali sono gli impatti economici del pacchetto clima-energia sull’industria italiana? Come si evolveranno i costi delle fonti rinnovabili? E quanto efficace è il sistema nazionale di incentivazione in ambito delle eco-energie? A queste domande si è provato a dare risposta dal convegno romano promosso da Agici Finanza d’Impresa, UniCredit e Accenture, attraverso il primo rapporto dell’Osservatorio sull’Industria delle Rinnovabili, l’organismo nato nel 2008 con il patrocinio del Gestore Servizi Elettrici per monitorare il settore italiano ed europeo delle energie alternative, concentrandosi sulle tematiche industriali in maniera super-partes; prendendo le distanze dalle opinioni preformate l’Osservatorio mira, infatti, a raccogliere le opinioni dei soggetti coinvolti nel “sistema rinnovabili” – aziende, PA e Finanza – per segnare un punto di riferimento. L’incontro capitolino è stato l’occasione per discutere le proposte elaborate in tal senso con i vertici dei più importanti player del settore da A2A a Kinexia, da Edison a Assoeletrica, da Enel Green Power a Moncada Energy Group, solo per citarne alcuni, mettendo in luce le dieci priorità definite dall’Osservatorio come fondamentali per il futuro del settore. Il documento presentato è un lavoro a più mani in grado, come riporta il titolo stesso di definire in maniera esaustiva le “Tendenze strategiche nell’Industria delle rinnovabili” che si trova ora a dover affrontare una sfida importante in questo momento di congiuntura economica: coprire il 17% del consumo di energia primaria con le rinnovabili entro il 2020, il che implica una produzione da FER pari al 30%.
*Gli impatti degli investimenti in Italia 2009-2020*
“L’ammontare complessivo degli esborsi finanziari tra il 2009 e il 2020 – ha spiegato Andrea Gilardoni, Presidente di Agici e co-autore dello studio specifico – supera i 42 miliardi di euro, mediamente 4 miliardi l’anno. A livello di filiera, l’eolico genera la quota maggiore degli investimenti con il 43%, seguito da biomasse (23%), dalle centrali solari fotovoltaiche e termodinamiche (17%), dall’idroelettrico (12%) e dal geotermico (4%)”. E i valori, precisa, non tengono conto del fotovoltaico integrato, altrimenti andrebbero rivisti al rialzo. “A livello di settore industriale – ha continuato Gilardoni – le ricadute più rilevanti sono per l’elettrico e il meccanico con una quota rispettivamente del 28% e del 27%”, seguiti dall’edile (18%) dal termotecnico (11%) e dell’industria chimica (5%). Nel raggiungimento degli obiettivi italiani al 2020 un ruolo fondamentale lo giocano anche le importazioni di energia: “Stimiamo che ulteriori 30 miliardi di euro potrebbero arrivare da opportunità di investimento nei Balcani e nel nord Africa”, con ampi potenziali in primis nell’idroelettrico, quindi nelle bioenergie e nell’eolico.
In base alle simulazioni elaborate sulle dinamiche evolutive dei costi nonostante il solare sia la tecnologia che sta registrando le più consistenti riduzioni di costo, solo il grande idroelettrico, il geotermico e il biogas risultano competitivi ai nuovi impianti a gas e carbone. “Sono quindi necessari ulteriori investimenti in ricerca e sviluppo, così come un recupero di efficienza di tutta la filiera”.
h5{color:#D3612B;}. *Le dieci priorità per lo sviluppo delle rinnovabili*
*_1. Necessità di creare una politica nazionale di lungo periodo_*
• A causa della mancanza di un Piano Energetico Nazionale e Regionale che esponga le linee guida generali e locali, verrà lanciata la proposta dell’adozione di un Piano Energetico Nazionale che, revisionato annualmente, renderà possibili gli interventi e le modifiche necessarie.
Verrà inoltre proposta l’adozione, da parte delle Regioni, di un Piano Energetico Ambientale Regionale che, grazie ad un mix energetico ottimale, sarà in grado di eliminare le disarmonie geografiche.
• Si discuterà, inoltre, della mancanza di una ripartizione delle responsabilità tra i livelli dell’Amministrazione Pubblica, soprattutto in merito agli obiettivi relativi al pacchetto 20-20-20.
Per ovviare questa mancanza verrà proposta l’adozione del Burden Sharing, tenendo conto delle risorse disponibili sul territorio, oltre alla creazione di un sistema di sanzioni qualora si verifichino inadempienze, l’adozione di poteri sostitutivi a livello regionale qualora si presentino provvedimenti ostativi e una chiara e dettagliata ripartizione degli obiettivi tra trasporti, calore ed elettricità.
*_2. Chiarezza e semplificazione dell’assetto normativo_*
• A causa dell’inadeguatezza dell’impianto normativo e della carenza delle norme, risulta sempre più difficile la creazione di nuove infrastrutture. Ne consegue una diffusa incertezza in merito alle regole applicabili ai processi di autorizzazione e ad altri processi che analizzano e studiano il territorio (VIA).
Spesso anche le normative regionali si rivelano in netto contrasto con i valori dell’ordinamento politico. Per questo sarebbe necessaria, da parte del Governo, l’adozione e l’armonizzazione, anche a livello costituzionale, della ripartizione delle attribuzioni tra Enti Locali, Regioni e Stato.
*_3. Sistemi di incentivazione e sostegno_*
• L’attuale sistema di incentivi risulta il più oneroso al mondo e non prevede la riduzione nel tempo dei costi, né meccanismi, volti a stimolare la ricerca dell’efficienza. Inoltre le tariffe di vendita dell’energia alla rete risultano essere più convenienti rispetto ai certificati verdi. Per questo verrà proposto di ridefinire gli incentivi tenendo conto delle regole esistenti ma anche dei benefici ambientali, del rendimento energetico e del progresso tecnologico e di fissare una durata temporale degli interventi puntando alla ricerca delle soluzioni più economiche.
• Altro problema da risolvere risulta essere quello degli incentivi erroneamente affidati a chi, in realtà, ha acquistato un progetto già autorizzato e non impiega i fondi nell’efficientamento delle strutture. Modulando gli incentivi si potrebbero evitare fenomeni speculativi che bloccano lo sviluppo delle rinnovabili.
• E’ riscontrabile poi l’incoerenza realmente presente tra gli incentivi nazionali e le politiche locali penalizzanti, che potrebbero essere risolte ponendo alle royalties delle soglie massime che non permettano ai costi di lievitare nonché classificare gli impianti eolici e solari nella categoria catastale “Costruzioni e fabbricati per speciali esigenze pubbliche” in modo che non siano soggetti al pagamento dell’ICI causa della ulteriore riduzione della somma ottenuta.
*_4. E’ chiara l’esigenza di una politica che si impegni e favorisca modelli di sviluppo adatti ad ogni settore FER_*
• Questo sarebbe possibile creando impianti di piccola taglia presso edifici residenziali oppure creando grandi impianti che permettano di minimizzare i costi e sfruttino le economie di scala e di approvvigionamento.
*_5. Utilizzo delle risorse_*
• Le Nazioni sviluppano le loro politiche energetiche basandosi sulle risorse disponibili. Il nostro territorio, se sfruttato eccessivamente dal punto di vista energetico, potrebbe però dar luogo ad impatti negativi soprattutto per quanto riguarda i grandi impianti. Per questo bisognerebbe sviluppare una pianificazione ad hoc, che sfrutti le risorse in modo da non danneggiare né il territorio, né le imprese preesistenti, tantomeno le zone residenziali limitrofe o le aree di pregio paesaggistico.
*_6. Impatto sulla rete_*
• Spesso la presenza di squilibri e/o congestioni genera la dispersione e il non utilizzo dell’energia generata. A tal fine sarebbe utile migliorare la rete di trasmissione nazionale e le locali, nonché realizzare nuovi elettrodotti che migliorino i rapporti con l’estero ma anche favorire le reti locali in modo che porzioni di territorio possano divenire sempre più autonome.
*_7. Ruolo della Pubblica Amministrazione regionale e locale_*
• Favorendo il ruolo delle PA nello sviluppo delle rinnovabili valorizzando le risorse locali e distribuendo le ricchezze sul territorio, si otterrebbe un sicuro miglioramento della situazione non solo energetica, ma anche economica.
*_8. Sostegno della ricerca e dello sviluppo_*
• L’Italia risulta indietro nello sviluppo tecnologico, sarebbero utili incentivi volti a sostenere la ricerca e lo sviluppo di nuove tecnologie a basso impatto ambientale, che riducano i costi di generazione. Tra le tecnologie da incentivare: eolico off-shore, solare e bio-idrogeno creando anche una rete di cooperazione con l’estero, in modo da rendere forte la collaborazione anche tra i centri di ricerca e di sviluppo.
*_9. Sviluppo del consenso_*
• L’opinione pubblica è spesso disinformata e, di conseguenza, contraria allo sviluppo delle energie rinnovabili.
Migliorare la comunicazione e sensibilizzare il cittadino, potrebbe aiutare nella creazione di un consenso imparziale volto allo sviluppo e alla diffusione delle energie verdi sul territorio grazie anche all’aumento di partership tra imprese elettriche e associazioni ambientaliste.
*_10. Impatto sulle economie_*
• L’Italia deve importare le tecnologie più innovative, i macchinari e la manodopera specializzata.
A tal fine sarebbe utile attuare politiche che portino ad investire in tecnologie nelle quali siamo leader e nelle quali ci distinguiamo per bravura come le biomasse, il geotermico e l’idroelettrico per poter incentivare le filiere in cui siamo carenti come l’eolico ed il solare, in modo da poter poi investire anche nelle rinnovabili all’estero creando nuovi posti di lavoro.