L’Opec, come da giorni annunciato, ha tagliato la produzione di greggio per frenare la veloce discesa dei prezzi. Certo la prospettiva di una riduzione di 1,5 milioni di barili al giorno dell’output, a partire dal primo novembre, non potrà nell’immediato fermare la picchiata dell’oro nero, ormai sotto la soglia dei 64 dollari. Il light crude, con consegna a dicembre, ha toccato 63,05 dollari, ai minimi dal maggio 2007, mentre il Brent è calato a 61,08 dollari, livello più basso da marzo 2007.
La decisione è stato una salomonica via di mezzo tra quello che proponeva l’Arabia Saudita con i paesi suoi alleati e dall’altra parte l’Iran e i paesi allineati sull’antiamericanismo (che chiedevano tagli fino a 2 – 2,5 milioni di barili). Così si è conclusa la riunione straordinaria di Vienna. L’Opec si è comunque detta pronta a intervenire anche prima della prossima riunione in (il 17 dicembre a Orano – Algeria) se si rendesse necessario e rifornirà regolarmente il mercato fornendo tutto il petrolio di cui ci sarà bisogno, ha assicurato l’Opec spiegando una tale decisione era improrogabile, data la picchiata delle quotazioni del greggio.
In attesa del vertice di Orano “la Conferenza dei paesi membri ha richiesto al segretariato di continuare a monitorare attentamente il mercato”.
Entro dicembre, comunque, ha assicurato Khelil, la produzione reale diminuirà di 1,8 milioni di barili al giorno. Infatti, oltre al taglio deciso oggi, alcuni Paesi attualmente producono più greggio di quanto previsto dalla loro quota e dovranno così ridurre il proprio output. Il presidente dell’Opec è fiducioso perché, spiega, non c’è altra strada, loro non possono permettere che i prezzi cadano ancora. In merito al prezzo auspicato dall’Opec, Khelil ha glissato: “Non abbiamo un target, sarà deciso dal mercato”. E il taglio di produzione stabilito oggi non avrà un impatto negativo sull’inflazione e sulla crescita economica, mentre avrà effetti positivi dal punto di vista finanziario.
“La Borsa – ha detto – sarà aiutata dalla decisione che abbiamo preso oggi”. Il Cartello ha poi rinnovato l’invito ai paesi produttori, non aderenti all’Opec, a tagliare a loro volta la produzione per la stabilizzazione del mercato.