I paesi industrializzati dovranno aiutare di più i Paesi poveri nella lotta al climate change. L'impegno, quando c'è, è ancora insufficiente
(Rinnovabili.it) – Sono riuniti oggi a Bonn gli stati membri dell’Unfccc (United Nations Framework Convention on Climate Change), impegnati nella seduta conclusiva della Conferenza preparatoria in vista di Copenhagen.
Intenzione comune è la tutela dei Paesi in via di sviluppo, maggiormente colpiti dai danni casuati dal climate change: “Gli standard di riduzione delle emissioni raggiunti dai Paesi industrializzati sono ancora molto lontani dagli obiettivi posti dal protocollo del 1998”, riferiscono dalla Focsiv (la rete di ong cattoliche presente oggi a Bonn) “e, mentre un impegno concreto per il raggiungimento degli stessi dovrebbe venire proprio dalle economie avanzate, queste non sembrano ancora percepire l’urgenza di arrivare a una soluzione”.
A rappresentanza delle ong cattoliche a Bonn è Luca Basile, che, in collaborazione con la Cisde (il network delle agenzie di sviluppo della Chiesa cattolica in Europa e Nord America) ha presentato il documento. “Ridurre la vulnerabilità per aumentare la resistenza: l’importanza delle tecnologie di adattamento per un accordo vincolante sul clima post-2012”. “Con questo documento – ha sottolineato Sergio Marelli, direttore Focsiv – abbiamo scelto di portare sul tavolo delle decisioni esperienze e tecnologie concrete già messe in campo dai Paesi in via di sviluppo e che, sostenute da risorse adeguate, possono costituire una soluzione complessiva al problema ambientale globale. Per perseguire il ‘New Green Deal’ dobbiamo ripartire dalle risorse verdi, ma investendo su strumenti e modelli di produzione adeguati, con l’attenzione rivolta a chi vive in situazioni di povertà, proprio da lì giungono proposte accessibili, non costose e compatibili con l’ambiente e le diverse culture. Soluzioni esportabili e condivisibili”.