L’Organizzazione per la Cooperazione Economica e lo Sviluppo e la FAO propongono la diminuzione dei sussidi destinati ai carburanti fossili suggerendo il sostegno all'agricoltura per garantire sicurezza alimentare e produzione di biocarburanti
Non danno cenno di diminuzione le sovvenzioni elargite ai produttori di combustibili fossili, che ad oggi hanno superato abbondantemente i 500 miliardi di euro l’anno. A puntare il dito contro una situazione divenuta ormai insostenibile è l’Organizzazione per la Cooperazione Economica e lo Sviluppo (OCSE) in occasione del lancio di una relazione Onu su tematiche concernenti l’alimentazione e l’agricoltura. Critiche esplicite ma anche suggerimenti: i fondi fino ad oggi destinati ai carburanti tradizionali potrebbero essere direzionati a vantaggio del settore agricolo e dell’economia in generale, con numerosi vantaggi per la popolazione e per il Pianeta.
“Una cosa che possiamo tentare è di ridurre le sovvenzioni nei paesi più ricchi” ha riferito il segretario generale dell’OCSE Angel Gurría sottolineando come alcuni esperti hanno previsto che le emissioni globali di gas ad effetto serra potrebbero essere tagliate di oltre il 10 per cento semplicemente rimuovendo le sovvenzioni per i combustibili ad alta intensità di carbonio come si legge nel documento “Il mercato dei biocarburanti fa sempre più affidamento sugli incentivi e sull’uso obbligatorio, ma l’incertezza sulle tendenze future dei prezzi del greggio, sui cambiamenti delle misure politiche e sull’evoluzione della tecnologia di seconda generazione rendono difficile ogni previsione. Un futura rapida espansione della produzione avrà un impatto inflazionista sui prezzi del frumento, del granturco, degli oli vegetali e dello zucchero utilizzati come materie prime per biocarburanti”.
Dalla consultazione è inoltre emersa l’eventualità che i prezzi delle materie prime andranno ad aumentare raggiungendo maggiorazione del 40% rispetto agli standard dell’ultimo decennio con l’aggravamento della sicurezza alimentare, già precaria in molte nazioni.
“L’ “OCSE-FAO Agricultural Outlook 2010-19″:https://www.agri-outlook.org/dataoecd/13/13/45438527.pdf prevede l’aumento del prezzo del grano nei prossimi 10 anni ad un ritmo che potrebbe oscillare tra il 15 e il 40 per cento in più rispetto ai livelli medi del periodo 1997-2006,” afferma la relazione, andando quasi certamente a gravare sul miliardo di persone che attualmente si trova in deficit alimentare.
Allo stesso modo i prezzi reali degli oli vegetali dovrebbero aumentare di oltre il 40 per cento nei prossimi 10 anni, mentre i prezzi di prodotti lattiero-caseari sono sarebbero destinati ad aumentare da tra i 16 e i 45 per cento,con ripercussioni che potrebbero andare ad influenzare l’industria del biofuel in un futuro che le economie del Pianeta sperano si concentri sempre più sulla mobilità sostenibile senza che questa però si riveli un ennesimo problema a carico della produzione alimentare.
Nonostante la crisi economica attuale sia la più grave dal 1930 ad oggi il mercato agricolo ha mantenuto un certo equilibrio, tuttavia è diffuso il timore che altri fattori di crisi ne determino la caduta, tra cui l’aumento del prezzo dell’energia oltre che il crescente aumento del costo del greggio, di sicuro impatto sulla produzione agricola oltre che nel settore del trasporto alimentare.