Rinnovabili

Obiettivo Kyoto: Italia ma quanto sei in ritardo?

Come già preannunciato ieri, questa mattina è stato presentato ufficialmente il rapporto Ambiente Italia 2008-Scenario 2020: le politiche energetiche dell’Italia. L’annuale rapporto di Legambiente sullo stato di salute del Paese, porta con se dati poco incoraggianti: crescono le emissioni di Co2, peggiora l’efficienza energetica, aumentano i consumi dei trasporti, diminuisce la tassazione ambientale, e, nonostante la loro crescita, le rinnovabili restano sotto la media europea. Un’Italia in ritardo dunque, ancora lontana dagli obiettivi fissati dal protocollo Kyoto. Con oltre 580 milioni di tonnellate di Co2 equivalente (+ 0,3% sull’anno precedente) è il terzo Paese europeo nel 2005 per produzione di gas serra, con un primato assoluto segnato dalla Lombardia (16% totale), seguita da Sicilia, Veneto e Puglia (poco sotto 10%). Sardegna, Valle d’Aosta, Puglia, Friuli Venezia Giulia segnano oltre 10 tonnellate per abitante (a fronte di una media nazionale di 7,9 tonnellate per abitante di Co2 da usi energetici), mentre i valori più bassi si registrano al Sud o dove si usano molto le rinnovabili (Trentino Alto Adige). I consumi energetici aumentano (+20% rispetto al 1990), ma rimangono ancora sotto la media europea. Male anche per le fonti rinnovabili: nonostante tra 2000 e 2006 l’eolico sia quadruplicato (427%), la biomasse triplicata (364%) e la produzione da fotovoltaico sia salita del 124% (nel 2007 è atteso boom) e quella solare termica del 140%, le fonti verdi nel 2006 sono il 16,6% della produzione nazionale, uno dei valori più bassi d’Europa. Secondo il presidente di Legambiente, Vittorio Cogliati Dezza la sfida entro i prossimi cinque anni sarà quella di indirizzare l’Italia su un sentiero “a bassa emissione di anidride carbonica”, attraverso politiche ambientali, fiscali, industriali, di ricerca e sviluppo forti e integrate. La strategia dell’Unione europea (-20% Co2, +20% efficienza energetica, 20% di energia da fonti rinnovabili) è un’opportunità per l’Italia, ma ora è necessario “una politica nazionale che ripensi l’attuale modello energetico per invertire la rotta”.

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