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Obama: Kyoto non doveva lasciare fuori Cina e India

Il presidente americano conclude il suo tour europeo, mentre in patria il grattacielo più noto di New York si tinge di verde grazie a Clinton

Obama prende sempre più le distanze dall’ex-amministrazione Bush sul fronte dei cambiamenti climatici: lo sta dimostrando con azioni concrete e lo ha ribadito ieri ad Instambul, durante un incontro con i giovani. “Bush non credeva nel mutamento del clima – ha spiegato il presidente Usa -. Io sì. Ma non posso cambiare tutto subito”. Le aspettative, infatti, riversate sugli Stati Uniti sono molte e le pressioni in vista dell’appuntamento di Copenaghen si fanno sentire, ma il presidente americano vuole mettere le cose in chiaro avvertendo, che con gli attuali ostacoli politici ancora da superare, raggiungere un accordo internazionale sul clima “sarà difficile”. “Ma non per questo si deve rinunciare”. “L’errore di Kyoto – ha spiegato Obama – fu lasciare fuori Cina e India – ha detto Obama – Limitare le emissioni di gas avrà dei costi e questo richiederà ai leader politici dure decisioni”. E per un neo-presidente che fa il suo ingresso nei dialoghi internazionali su clima e ambiente, ce ne è un ex che porta in patria avanti il suo impegno sul versante enrgetico-ambientale: Clinton o per la precisione l’organizzazione non profit da egli fondata parteciperà alla ristrutturazione del famoso Empire State Building, all’insegna dell’architettura sostenibile. Spazio dunque ad interventi di risparmio energetico per il grattacielo newyorkese, con l’obiettivo non solo di ridurre i consumi (si stima del 38%), ma anche di attivare un processo replicabile altrove.

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