Rinnovabili

Nuovi dati per la qualità dell’aria e per le contromisure

Questa mattina, giovedì 14 ottobre 2010, in Provincia a Bolzano, l’assessore provinciale all’ambiente, Michl Laimer, assieme ai tecnici dell’Agenzia provinciale per l’ambiente e del TIS ha presentato i nuovi dati sulle emissioni di inquinanti utili al fine di valutare la qualità dell’aria in Alto Adige ed adottare adeguate misure di intervento. Al centro dell’attenzione, oltre alle polveri sottili gli ossidi di azoto.

I dati sulle emissioni di sostanze inquinanti nell’aria raccolti nel cosiddetto catasto delle emissioni sono stati aggiornati al 2007 a cura dell’Ufficio aria e rumore dell’Agenzia provinciale per l’ambiente. Il catasto, come ha riferito l’assessore Laimer, consente di avere un quadro di tutti i più importanti responsabili delle emissioni di inquinanti e delle relative quantità, dall’industria, al traffico, dagli impianti di riscaldamento all’agricoltura, ma anche da altre fonti naturali. Il catasto delle emissioni costituisce così un importante strumento per valutare la qualità dell’aria. Avvalendosi di questi dati – così Laimer -è possibile applicare dei modelli matematici sulla diffusione degli inquinanti nell’aria ed individuare di conseguenza misure concrete per migliorare la qualità dell’aria.
Il catasto delle emissioni, come ha sottolineato Luigi Minach, direttore dell’Agenzia provinciale per l’ambiente APPA, consente di valutare la qualità dell’aria con un altro approccio; infatti, i dati relativi alle immissioni rilevate dalle stazioni di misura posizionate in vari punti strategici sul territorio provinciale possono ora essere comparati a quelli riferiti alle emissioni. Dalla comparazione emerge una sostanziale correlazione: la causa principale per gli ossidi di azoto NOx è il traffico, mentre per le polveri sottili PM10 si registra che se nelle città è il traffico ad incidere principalmente sulla qualità dell’aria, nelle zone rurali sono gli impianti di riscaldamento a legna.
Come ha riferito Georg Pichler, direttore dell’Ufficio aria e rumore dell’APPA, il nuovo catasto delle emissioni certifica che degli ossidi di azoto NOx emessi nel corso di un anno intero sul territorio provinciale (7.940 tonnellate) il 73,13 per cento sono da imputare al traffico stradale, mentre il 10,3 per cento agli impianti di riscaldamento; andando nel dettaglio, dell’NOx prodotto dal traffico, il 50 per cento è dovuto al traffico autostradale (per il 30 per cento dal traffico pesante) ed in particolare per il 45 per cento dall’Autostrada del Brennero e per solo il 4 per cento dalla superstrada MeBo.
A tal riguardo il direttore dell’APPA Minach ha posto in evidenza come urgano delle contromisure: su richiesta dell’Unione Europea, infatti, entro il 2010 per le zone di superamento dei valori limite (evidenti in Alto Adige lungo l’A22 e nelle città di Bolzano e Bressanone) è necessario predisporre dei piani di risanamento indicando precise misure per rientrare nei limiti entro il 2015 per non incorrere nella procedura d’infrazione. In questo senso entro la fine dell’anno sarà presentato un pacchetto di proposte alla Giunta provinciale elaborato nell’ambito del Tavolo tecnico in cui siedono accanto a tecnici dell’APPA i rappresentanti di Comuni, Enti ed associazioni di categoria ed al quale sarà chiamata a partecipare la società Autostrada del Brennero.
Per quanto riguarda le polveri sottili PM10 il nuovo catasto delle emissioni pone in evidenza come a livello provinciale (1350 tonnellate annue) esse siano prodotte per il 50,41 per cento dagli impianti di riscaldamento domestici e solo per il 28,42 per cento dal traffico. Ma, se nelle città il traffico è determinante e rappresenta oltre il 50 per cento delle emissioni di PM10 a fronte di una percentuale inferiore al 20 per cento per quanto concerne il riscaldamento domestico, nelle località minori della periferia emerge, al contrario un’incidenza rilevante della combustione domestica, in particolare da biomassa legno, nella produzione di PM10 con incidenze superiori, ad esempio di oltre il 60 per cento ad Appiano, di oltre il 70 per cento a Laces e di oltre l’80 per cento a Braies. L’influsso degli impianti di riscaldamento a legna è avvalorato dai dati prodotti da un rilevamento condotto nel dal giugno al novembre 2008 in 24 comuni campione dell’Alto Adige su 15.000 impianti dal TIS Techno Innovation Park in collaborazione con l’APPA, l’Associazione provinciale degli spazzacamini e la ditta CISMA gestrice del software impiegato per le statistiche. Lo studio, il primo del suo genere, ha stimato quindi per ogni comune altoatesino il numero di impianti termici a biomassa ad uso domestico/aziendale, il consumo annuo di combustibile per tipologia e le principali caratteristiche tecnico-gestionali. I dati rilevati hanno così integrato quelli del catasto delle emissioni. Come ha spiegato, Alvise Bozzo per il TIS Techno Innovation Park, in Alto Adige sono circa 90.000 gli impianti di combustione a legna nei quali vengono bruciate 220.000 tonnellate di legna all’anno. Il 78,8 degli impianti è di tipo tradizionale, mentre il 21,2 è automatizzato; l’81 per cento è di potenza inferiore ai 19 kW, solo uno su dieci ha età inferiore ai 3 anni, l’80 per cento brucia ciocchi di legna a fronte di un 6 per cento che brucia pellets.
Per quanto concerne le PM10, come ha sottolineato il direttore APPA Minach, sarà opportuno pensare delle misure non solo per il traffico, ma anche per la combustione domestica a legna se vi saranno dei superamenti dei limiti per 30 giorni (le stazioni di rilevamento di Merano nel 2010 hanno già registrato 18 superamenti)
Nel 2010 è in scadenza il Piano provinciale per la qualità dell’aria 2005-2010; la situazione negli ultimi tre anni è sotto controllo ed i superamenti sotto la soglia, grazie ai provvedimenti adottati, grazie alla clemenza del clima ed anche grazie alle innovazioni tecnologiche. La Provincia di Bolzano, come ha riferito Minach, è tra le poche a non cadere nella procedura d’infrazione UE.

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