Stretto l’accordo fra il Presidente francese Nicolas Sarkozy e il Presidente del Governo italiano Silvio Berlusconi, si ripropone l’annosa discussione sul ‘nucleare si’ e ‘nucleare no’. Nonostante, infatti, ancora non siano state stabilite procedure in merito alla localizzazione dei siti che in futuro potrebbero essere interessati dalla costruzione delle centrali, come sottolinea in un’intervista rilasciata alla Gazzetta del Mezzogiorno Sergio Garribba, Ingegnere Nucleare e Direttore dell’Energia al Ministero per lo Sviluppo Economico, iniziano ad esserci le prime manifestazioni di dissenso nei confronti dell’accordo franco-italiano.
No al nucleare. Lo stabilì il referendum del 1987 e lo riconferma la Regione Puglia nell’ambito del suo Piano Energetico Ambientale sottolineando l’incompatibilità della fonte nucleare con le scelte effettuate in materia di energia ed evidenziando il fatto che la Regione produce già una quantità notevole di energia pari a 8.000 MW, dei quali l’88% è a disposizione del Paese. La Puglia non rappresenta l’unico caso in cui sia stato dichiarato un manifesto dissenso, ma anche tutte le altre Regioni d’Italia hanno formalizzato, con atto ufficiale nella Commissione Ambiente, la stessa contrarietà all’opzione nucleare.
Per quanto riguarda la Puglia, questa, date le previsioni di crescita quanto alla produzione di energia, richiama la collaborazione del Governo a non penalizzare la stessa produzione con l’abbandono della tariffa unica elettrica vanificando ogni impegno e sforzo fatto dai cittadini e dalle imprese pugliesi in materia energetica. Sul fronte del ‘si’, lo stesso Sergio Garribba, che, anche non nascondendo un po’ di soddisfazione, riconosce sia le difficoltà future in merito ad una concreta attuazione dell’intesa, sia la necessità di avviare quanto prima un’adeguata campagna di informazione sull’energia nucleare.
L’Ingegner Garribba sottolinea l’importanza di avviare un ‘forum di discussione nucleare’ affinché le scelte non siano soltanto quelle di un Governo, ma di un Paese intero stimolato alla partecipazione collettiva e dotato di nuovi strumenti di conoscenza, di modo che questo processo venga gradualmente consolidato e confermato. C’è poi il valore della disponibilità dei francesi con il loro know-how quanto alle centrali di nuova generazione da considerare a garanzia di una maggiore efficienza e maggiore flessibilità, per la cui costruzione sono necessari ingenti capitali iniziali che però si recupererebbero negli anni di esercizio.
L’importanza del ricorso al nucleare rientra, sottolinea l’Ing. Garriba, nel piano di diversificazione energetica necessario per affrontare la crisi ambientale ed energetica che sta investendo l’intero Pianeta, e per recuperare un grande patrimonio di imprese, professionalità e competenze e un circuito industriale fortemente penalizzato dall’abbandono del nucleare.