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Nucleare: ok dalla Camera al decreto sui criteri di localizzazione

Sono rapidi i tempi del Governo. Pronto a mettere mano sul sistema incentivante le fonti rinnovabili “nel più breve tempo possibile”, non lesina una certa rapidità d’azione neanche sul fronte del nucleare. Mentre in Giappone si combatte ancora per spegnere i reattori, mentre i paesi europei si fermano a riflettere sul futuro dell’atomo e a Bruxelles viene indetto un consiglio straordinario dei ministri dell’Energia Ue, l’Italia passa all’azione. Le commissioni Attività produttive e Ambiente della Camera hanno infatti approvato il parere favorevole allo schema di D.lgs. 31 sul programma nucleare italiano, relativo alla localizzazione degli impianti nucleari sul territorio nazionale. O come recita il titolo riguardante le “modifiche ed integrazioni al decreto legislativo 31/2010 recante disciplina della localizzazione, della realizzazione e dell’esercizio nel territorio nazionale di impianti di produzione di energia elettrica nucleare, di impianti di fabbricazione del combustibile nucleare, dei sistemi di stoccaggio del combustibile irraggiato e dei rifiuti radioattivi, nonché benefici economici e campagne informative al pubblico”.

Un via libera non condiviso dai deputati del PD che hanno abbandonato per protesta l’auletta della Commissione e a cui dovrà ora seguire ora il voto delle competenti commissioni del Senato prima di poter tornare in Consiglio dei Ministri per l’approvazione definitiva.
Ma c’è un “ma”. A quanti, alla luce dell’incidente a Fukushima, hanno chiesto al governo la sospensione del piano, ieri il sottosegretario al ministero dello Sviluppo Economico, Stefano Saglia, ha ribadito che non verranno realizzate centrali nucleari “nelle regioni che si esprimeranno negativamente sulla localizzazione degli impianti nel loro territorio” il che, in altre parole, escluderebbe quasi tutte le Venti ad eccezione di Piemonte e Campania. Allo stesso modo Saglia ha affermato “che il programma energetico nucleare non potrà essere realizzato in assenza di una totale condivisione delle comunità territoriali coinvolte” e che “se l’Europa decidesse un blocco, ci adegueremmo sicuramente. Il governo italiano non è stato irresponsabile. Avremo i primi impianti intorno al 2020. C’è molto tempo per cambiare idea prima del 2020”.

Parole che non rassicurano fino in fondo e che non hanno evitato che gli esponenti del Partito democratico lasciassero l’aula “Avevamo chiesto – afferma Salvatore Margiotta, Vicepresidente della Commissione Ambiente della Camera, intervenuto ieri nel dibattito – che in ore così drammatiche per quanto accade in Giappone, alla cui popolazione va tutta la solidarietà dei democratici, il Governo italiano, sulla scorta dell’esempio di altri grandi paesi, quali la Germania, ove il cancelliere Merkel ha deciso una moratoria sul programma di costruzione delle centrali”. “Peraltro il Decreto, – continua Margiotta – varato a correzione del precedente, è persino peggiore rispetto ad esso, caratterizzato da un ulteriore indebolimento delle fasi di controllo e soprattutto di partecipazione di Regioni ed enti locali: persino la sentenza della Corte Costituzionale, che ha imposto di acquisire i pareri delle Regioni, è stata aggirata dalla previsione che tale parere non sia vincolante”.