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No al nucleare in Italia da Regioni e altre istituzioni

Una sintesi delle posizioni contro l'accettazione di una centrale nucleare da parte di regioni, province e comuni, compreso il ricorso di undici regioni alla Corte Costituzionale.

(Rinnovabili.it) – Nel corso della sessione odierna della “Commissione Ambiente della Conferenza delle Regioni” la Sicilia si è presentata allineata con le altre regioni italiane che hanno già detto no al nucleare. Ha infatti approvato all’unanimità due ordini del giorno del Pd presentati all’Ars dai deputati Giovanni Barbagallo e Giacomo Di Benedetto, i quali hanno già depositato un disegno di legge per il divieto di installazione di centrali nucleari nel territorio siciliano.
D’altronde dalla “Commissione Ambiente della Conferenza delle Regioni” era già arrivata una richiesta al governo di attendere gli esiti dei ricorsi già presentati da 11 regioni (Lazio, Marche, Umbria, Basilicata, Puglia, Calabria, Toscana, Liguria, Emilia-Romagna e Piemonte, Campania) alla Corte costituzionale prima di procedere all’approvazione definitiva del decreto, onde evitare problematiche di illegittimità di una norma.
Anche all’ *Anci* (l’associazione dei comuni italiani) si chiedono: nuovo nucleare? “Prima si chiuda col passato. Le aree sulle quali insistono le vecchie servitù nucleari non devono essere prese in considerazione per realizzare le nuove centrali e il deposito nazionale per i materiali e le scorie radioattive”.
E questa è la posizione emersa dalla riunione odierna della Consulta Anci dei Sindaci dei *Comuni sede dei servitù nucleari*, della quale fanno parte Caorso, Trino Vercellese, Ispra, Latina, Sessa Aurunca, Saluggia, Bosco Marengo, Rotondella e Roma, comuni che hanno “già dato” in termini di disagi alla comunità e che ora chiedono “almeno di ricevere quanto spetta loro”.
Facciamo qui di seguito una rassegna delle posizioni contrarie espresse da alcune istituzioni, regionali, comunali e provinciali.

L’assessore della *Puglia* all’Ecologia, Onofrio Introna, ha partecipato alla riunione della Commissione Ambiente della Conferenza delle Regioni, presso la Delegazione romana della Regione Calabria. All’ordine del giorno, la questione della localizzazione delle centrali nucleari. “La Regione – ha detto Introna – è capofila tra le regioni che hanno detto no alla localizzazione delle centrali nucleari sui propri territori.

”Il *Veneto* non è un sito adatto per insediarvi una centrale nucleare, anche perché è troppo antropizzato”. Lo ha detto il ministro Luca Zaia, candidato Pdl e Lega alle Regionali 2010. ”Non conosco il dossier della Regione Veneto – risponde ai giornalisti che gli fanno presente come sia favorevole all’impianto il governatore Giancarlo Galan -. Non so nulla ed è giusto che sia così, perché immagino che la Regione abbia trattato o stia trattando con il dovuto riserbo. Se non ha ancora affrontato il problema, di sicuro ne tratterà. Il Veneto, in ogni caso, è troppo antropizzato per ipotizzare un insediamento del genere”.

“Come Regione *Lazio* abbiamo già detto no alla realizzazione di centrali nucleari e continueremo a farlo, finanche adottando iniziative di disobbedienza istituzionale – é quanto dichiara l’Assessore al Bilancio Luigi Nieri – Il Governo ha deciso di imporre, contro la manifesta volontà dei cittadini, una scelta che rappresenta una minaccia per i territori. Si tratta di un atteggiamento autoritario intollerabile”.

Anche la Regione *Campania* preclude il suo territorio all’installazione di centrali nucleari. Una norma contenuta nella legge finanziaria regionale 2010, approvata a fine anno, dice ribadisce un netto no al piano nucleare del Governo. La disposizione anti-nucleare viene difesa dai partiti del centrosinistra campano, mentre l’opposizione di centrodestra in Consiglio regionale annuncia il ricorso alla Consulta per incostituzionalità

“L’impostazione della politica del Governo in materia di energia nucleare – afferma Astore, del *Molise*, in Commissione Industria, Commercio e Turismo a Palazzo Madama – appare miope dal punto di vista degli obiettivi e fondata su falsi presupposti per quanto riguarda costi, tempi di realizzazione e sicurezza, oltre che a rischio di fallimento circa il concreto raggiungimento del risultato finale. Che il ritorno al nucleare sia una strategia perdente è dimostrato dal fatto che a livello mondiale il numero di reattori nucleari non solo non è più aumentato negli ultimi 20 anni, ma si prevede che entro il 2015 ne entreranno in funzione circa 30 mentre ne saranno dismessi più di 90″

C’è anche l’ *Emilia-Romagna* tra le 11 Regioni da cui è partito il ricorso alla Corte Costituzionale contro il decreto governativo. Dice il suo presidente Vasco Errani: “Noi non accetteremo mai il ritorno del nucleare sul nostro territorio, in ogni caso il governo deve lasciar decidere ai cittadini: lo sfido a dire prima delle elezioni, se davvero intende proseguire su questa strada, dove e come pensa di collocare le centrali”.

”In ossequio ai principi di sussidiarietà, ragionevolezza e leale collaborazione, in assenza di intesa fra lo Stato e la Regione *Basilicata*, nel territorio lucano non possono essere installati impianti di produzione di energia elettrica nucleare, di fabbricazione del combustibile nucleare, di stoccaggio del combustibile irraggiato e dei rifiuti radioattivi, nonché di depositi di materiali e rifiuti radioattivi”: la norma che dice ‘no al nucleare in Basilicata è stata inserita nel Piano di indirizzo energetico e ambientale approvato ieri dal Consiglio regionale.