“La Calabria non è e non può essere candidata ad ospitare alcuna centrale nucleare”. Ad affermarlo è Franco Saragò, responsabile energia di Legambiente Calabria. “È soltanto paradossale – prosegue – ciò che ha dichiarato il vicepresidente del Consiglio Regionale della Calabria, Francescantonio Stillitani, a proposito dell’opportunità di sviluppo economico che la Calabria potrebbe ottenere ospitando una centrale nucleare. Innanzitutto si ricordi che la Calabria è stata dichiarata denculealizzata. Il nucleare, oggi, non è la soluzione ai problemi energetici del paese e ne può essere la soluzione ai problemi della Calabria. La nostra regione ha ben altre vocazioni che, purtroppo, sono state mortificate da decenni di malgoverno che ha consentito lo scempio delle coste, il degrado delle aree urbane, l’inquinamento del mare, la devastazione delle aree di pregio e la mancata valorizzazione dei beni culturali. La valorizzazione di queste specificità, ad iniziare dai beni ambientali e culturali e quindi del turismo in maniera sostenibile ed ecocompatibile, potrebbe rappresentare davvero un inversione di rotta e una autentica opportunità per uno sviluppo economico concreto e duraturo della nostra regione. L’emigrazione di tanti giovani e di tanti talenti calabresi non è sicuramente ascrivibile alla mancata realizzazione di centrali nucleari, di centrali a carbone o di raddoppi di termovalorizzatori. Riteniamo fuori luogo e riduttivo – aggiunge Saragò – che un tema così complesso venga svilito ad una mera indicazione di sito, specialmente in un momento in cui in Italia e nel mondo intero si discute della opportunità o meno di utilizzare il nucleare come fonte energetica alternativa. Il nucleare a 22 anni dall’incidente di Chernobyl pone ancora gravi problemi di sicurezza ed è una fonte energetica molto costosa i cui ingenti investimenti per l’eventuale realizzazione non permetterebbero al nostro paese di rispettare la scadenza europea del 2020 per la riduzione di emissioni di gas serra”. “L’investimento di enormi risorse per la costruzione di centrali, che utilizzano peraltro una fonte di energia esauribile – prosegue l’esponente dell’associazione ambientalista – impedirebbe di fatto di investire, invece, per lo sviluppo delle rinnovabili e per il miglioramento dell’efficienza energetica che rappresentano la soluzione più immediata per limitare l’impatto dei cambiamenti climatici. Non solo. La Calabria è una regione che vive ancora in stato di emergenza per i rifiuti. Ha pensato Stillitani come gestire le scorie radioattive? Oggi, in Italia, sono molte le regioni che hanno dichiarato, elencandone i motivi, il no al nucleare, ad iniziare dalla Puglia, dal Lazio, dall’Alto Adige e dal Piemonte. Il presidente della Regione Piemonte, Mercedes Bresso, ha espresso il suo fermo e motivato no al nucleare in Piemonte evidenziando, tra l’altro, che nel periodo estivo le risorse idriche della regione non sarebbero sufficienti a garantire l’acqua necessaria per il raffreddamento del sito, paventando l’eventuale rischio per l’intera Pianura Padana. La Calabria, negli anni, ha ricevuto dallo Stato e dall’Unione Europea ingenti risorse al fine di colmare il gap infrastrutturale, sicuramente non paragonabili alle compensazioni per l’eventuale costruzione di una centrale, di cui fa cenno Stillitani, ma i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Cosa diversa è invece investire nelle rinnovabili in una terra come la nostra baciata dal sole e che nonostante gli incentivi statali degli ultimi anni non riesce a collocarsi sulla stessa linea delle altre regioni. È utile ricordare poi – conclude Saragò – al Vice Presidente del Consiglio regionale che la Regione Calabria, negli anni scorsi, ha dichiarato il proprio territorio denuclearizzato e che al momento non ci risulta abbia adottato decisioni diverse”.