Surriscaldamento globale e sicurezza alimentare, un binomio che potrebbe dare in dieci anni conseguenze importanti sui movimenti migratori
(Rinnovabili.it) – Previsioni pessime quelle presentate durante la riunione annuale dell’Associazione americana per l’avanzamento della scienza (AAAS) da uno studioso dell’University of California. Il nord del Pianeta dovrà prepararsi entro il 2020 all’invasione di cinquanta milioni di profughi ambientali, in fuga da territori consumati dal cambiamento climatico.
“Quando le persone non vivono in condizioni sostenibili, migrano”, ha affermato Tirado, concentrandosi con gli altri oratori su un aspetto ben specifico annoverabile tra gli effetti del Climate Change: come si stia influenzando sia la sicurezza che la salubrità alimentare. L’Europa meridionale ha già visto un forte aumento in quello che per lungo tempo è stato un flusso lento ma costante di emigranti provenienti dall’Africa, molti dei quali rischiano la vita per attraversare lo stretto di Gibilterra dal Marocco verso la Spagna o navigando in imbarcazioni di fortuna diretti in Italia da Libia e Tunisia.
Situazione delicata quella che aspetta il mondo nei prossimi dieci anni se non si riuscisse a spezzare questa catena di causa-effetto. Il surriscaldamento globale, come ha sottolineato durante l’incontro Ray Knighton del Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti influenza la sicurezza alimentare in più di un modo, ma primo fra tutti rendendo gli inverni più caldi e permettendo così ai parassiti delle piante di sopravvivere nei mesi freddi e attaccare le colture in primavera. Un altro risultato del cambiamento climatico – ha spiegato Knighton – è rappresentato dall’aumento di patogeni fungini frutto di precipitazioni più abbondanti nel periodo del raccolto. Effetto capace di impattare “drasticamente su resa e qualità”.