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Negoziati climatici, l’UE fa il punto della situazione

(Rinnovabili.it) – Alla chiusura del meeting di Bangkok e a 4 settimane dall’ultima sessione preparatoria prima di Copenaghen, l’Unione Europea fa il punto della situazione e riassume impegni e ostacoli messi sul tavolo dei negoziati internazionali atti ad elaborare un accordo sulla lotta ai cambiamenti climatici per il periodo successivo al 2012, data in cui le principali disposizioni del protocollo di Kyoto scadranno. Seguendo le indicazioni tracciate dalla comunità scientifica l’UE continua a premere per un’intesa ambiziosa e globale tale da prevenire il raggiungimento di pericolosi livelli di surriscaldamento, i famosi più 2 ° C rispetto alla temperatura dell’era pre-industriale.
L’impegno, promosso dalla direttiva clima-energia, è quello di ridurre a livello comunitario le emissioni di almeno il 20% rispetto ai livelli del 1990 entro il 2020 a cui si associa un programma di misure di efficienza energetica e la promessa di potenziare il taglio al 30%, a patto che gli altri paesi industrializzati e in via di sviluppo operino riduzioni comparabili per lo meno nell’ambizione. Nonostante il consenso alla conferenza ONU sui cambiamenti climatici di Poznan, in Polonia, sull’urgenza da imprimere ai negoziati internazionali, i progressi compiuti durante le tre sessioni di quest’anno sono stati pigri. “Tutti sono delusi dal ritmo dei negoziati”, ha detto oggi Artur Runge-Metzger, capo dell’unità Clima della Commissione Europea, sottolineando come non ci sia “ancora un compromesso, siamo ancora lontani e mancano meno di 60 giorni di negoziati”.
Le trattative sono stati condotte su due ‘piste’ parallele, una coinvolgente le 192 parti della Convenzione quadro dell’ONU sui cambiamenti climatici, tra cui anche gli Stati Uniti, e riguardante un’azione di cooperazione a lungo termine per combattere il cambiamento climatico, l’altra rivolta alle 184 parti del protocollo di Kyoto, che non includono gli States. Questa divisione è un fattore di complicazione e sarebbe auspicabile che si fondessero per trovare un’unica strada. La sessione di negoziato informale tenutasi a Bonn nel mese di agosto ha rifinito con un testo di negoziato di oltre 250 pagine, ma mal strutturato e pieno di tra parentesi. Durante l’ultima riunione a Bangkok, le parti hanno raggiunto una semplificazione e ristrutturazione di gran parte della bozza aumentando le varie proposte sul tavolo.
Tuttavia, i negoziati non hanno portato ad alcun compromesso sostanziale né convergenza di vedute. In tal senso l’Unione ricorda che elementi essenziali sono:

* Riduzione delle emissioni vincolanti da parte di tutti i
* Un’azione appropriata da parte dei paesi in via di sviluppo per limitare le emissioni;
* Un quadro d’azione per l’adattamento ai cambiamenti climatici;
* Azioni volte a ridurre la deforestazione e il degrado delle foreste e a promuovere una gestione sostenibile del patrimonio vegetale nelle regioni tropicali;
* Norme contabili aggiornate per le emissioni da uso del suolo, modifica dell’utilizzazione del territorio e della silvicoltura;
* Un mercato internazionale di carbone ‘allargato’ per alimentare il sostegno finanziario ai paesi in via di sviluppo e promuovere il rapporto costi-efficacia della riduzione delle emissioni;
* Fornitura di servizi internazionali di finanza pubblica nei paesi in via di sviluppo per integrare i flussi finanziari dal mercato del carbonio e gli investimenti sul mercato interno;
* Un pacchetto completo per la cooperazione tecnologica ei finanziamenti per accelerare lo sviluppo di un’economia a basse emissioni di carbonio a livello mondiale.

L’accordo deve essere ratificato dai governi in tempo utile per entrare in vigore il 1° gennaio 2013, ma il presidente della Commissione, José Manuel Barroso, già la scorsa settimana aveva espresso preoccupazione: “A questo punto dei negoziati siamo pericolosamente vicini ad una impasse”, aveva detto, invitando i Paesi a fare degli sforzi perché “non c’é un piano B”. “Inutile dire – si legge nel comunicato stampa – che l’Unione europea onorerà tutti gli impegni e gli obblighi di Kyoto, indipendentemente dall’esito di Copenaghen”.

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