Nel 2010 in funzione a San Pietro una struttura che produrrà elettricità e calore da biomasse vegetali Ogni anno verranno ricavati nelle due linee di combustione 15 megawatt bruciando 60mila tonnellate di graminacee e scarti agricoli non trattati
È scattato il conto alla rovescia per la realizzazione in città del primo impianto destinato alla produzione di energia da fonti rinnovabili. Entrerà in funzione nel primo semestre del 2010, su un’area di 25mila metri quadrati situata nella zona industriale di San Pietro, la nuova centrale a biomasse vergini di origine vegetale che, almeno nelle intenzioni della «Bioenergy Legnago srl» – la società di Soave pronta ad investire 30 milioni di euro per costruire in via Ponzina un impianto tecnologicamente all’avanguardia, senza precedenti in Europa, che ha appena ottenuto il via libera della Giunta e che inizierà a prendere forma quest’estate – produrrà in un anno cinque megawatt di energia elettrica ed altri 10 di energia termica. E questo grazie alla trasformazione di circa 60mila tonnellate di sorgo, una graminacea simile al mais, e di sottoprodotti agricoli, dal cippato di legno alla lolla di riso alla paglia di frumento, che verranno forniti da imprese agricole della Bassa con le quali l’azienda veronese ha già stipulato dei contratti.
«Questo intervento, che si inserisce nel Piano energie alternative messo a punto dal Comune in previsione di avviare una rete di teleriscaldamento», ha spiegato ieri Alessandro Pozzani, assessore all’Ambiente, presentando il progetto della futura centrale con Giorgio Martini e Matteo Brucchioni, dirigenti della Bioenergy, «è stato concepito tre anni fa con un iter inverso rispetto alla prassi abituale affinchè potesse diventare un progetto strategico per lo sviluppo del territorio. Ed assicurasse perciò benefici reali per l’ambiente e l’economia locale con nuove opportunità di reddito per il comparto primario». Da qui un’analisi di mercato per individuare una filiera reale e quindi le colture e gli scarti delle lavorazioni agricole che rendessero l’operazione ottimale garantendo un ritorno non solo agli investitori. «Un’altra condizione tassativa per ospitare la centrale», ha precisato Pozzani, «è stata la stesura di un protocollo ambientale, che ci ha permesso già in partenza di imporre alla società alcuni paletti per mitigare l’impatto, abbattere le emissioni ed ottenere precise garanzie sull’uso esclusivo di biomasse vegetali non trattate o assimilate».
Un protocollo rigoroso, che prevede parametri molto più bassi rispetto ai valori soglia ammessi per legge, la posa di barriere verdi e la pubblicizzazione in tempo reale dei dati rilevati e certificati sul sito del municipio. Oltre alla visualizzazione in continuo, tramite una web-cam, dei materiali stoccati. Il progetto dello studio «Mattioli Associati» di Verona prevede l’installazione, in un blocco centrale di 1.200 metri quadrati dove verranno ricavati anche un percorso didattico e un auditorium, di due linee di combustione diretta per usufruire di una maggiore flessibilità di produzione. In attesa dell’accensione delle caldaie, il Comune istituirà intanto una commissione per controllare il funzionamento e la gestione della centrale.
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