Rinnovabili

Mobilità sostenibile solo con soluzioni integrate

Grazie alla meritoria attività di “Ruote per aria”, un’onlus che dal 2001 si occupa, con varie iniziative mediatiche, di trasporto sostenibile, si è tenuto oggi a Roma il convegno che ha riunito esperti di aziende private e rappresentati di istituzioni pubbliche per discutere delle loro personali esperienze sul tema della mobilità sostenibile.
Una delle più interessanti considerazioni, che sono risultate dai vari interventi, è il fatto che le mete fissate dalla Ue, in merito alla riduzione delle emissioni per i trasporti (120/130 Co2/km entro il 2012, contro una media attuale di 164 Co2/km) sono un traguardo che difficilmente sarà raggiungibile. Questo è stato fatto notare da Mauro Tedeschini, direttore del mensile Quattrotuote, che nel suo ruolo di moderatore del convegno, ha inoltre sottolineato come, rispetto alla tiepida attenzione in Italia, il tema delle emissioni dei veicoli sia centrale nelle prossime elezioni francesi e comunque una problematica ben presente in Germania, dove anche l’attenzione delle industrie è piuttosto elevata.
D’altronde, come ha spiegato Mario Cirillo dell’APAT (Agenzia per la Protezione dell’Ambiente e per i servizi Tecnici), in un quarto di secolo abbiamo assistito, nel nostro paese, ad un aumento delle emissioni di gas serra del 24%, con un incremento del peso dei trasporti dal 16% al 23%. E comunque, come ha fatto notare Colonna dell’ENEA, oggi in Italia, sul totale di emissioni di Co2, il 77% è provocato dai trasporti.
In questa situazione, immaginare che la soluzione sia solo nei biocarburanti è fuorviante. Per raggiungere gli obiettivi fissati dalla Ue, l’Italia dovrebbe produrre una quantità di materia prima (girasoli, colza, etc..) che richiederebbe una superficie ben più ampia di quella disponibile. E poi occorre valutare, come ha fatto notare Colonna, che ovviamente non si può pensare di destinare tutto il nostro terreno coltivabile (il 42% della superficie nostrana) solo a prodotti destinati a biocarburanti.

Quello che si può fare, come ha dichiarato Dario Esposito, assessore alle Poliche Ambientali del comune di Roma, è di sfruttare tutti i territori non coltivabili per il “food”, come sta succedendo nel Lazio a Valle dei Latini, dove è stato istituito il primo distretto “agro-energetico” d’Italia. E comunque, anche l’assessore ha sottolineato come i biocarburanti possano essere solo una delle soluzioni per giungere ad un trasporto ecosostenibile, e ha portato l’esempio del gpl, del metano, dell’idrogeno, e della sempre maggiore efficienza dei propulsori.
E a proposito di propulsori occorre ricordare che, a questo convegno, hanno contribuito non solo come sponsor, ma anche con contributi tecnici: la Fiat, la Toyota e l’Honda, che sono tra le case automobilistiche più impegnate nella ricerca di soluzioni per abbattere le emissioni. Ovviamente la strada più immediata è quella dell’efficienze dei motori, ma poi andrà approfondita anche quella del “propulsore ibrido” (motore a benzina più uno elettrico) oppure quella del motore ad idrogeno. Anche per quanto riguarda l’industria, la ricerca di nuovi sistemi e nuove motorizzazioni dovranno avere la precedenza assoluta negli investimenti, cosa che parallelamente deve avvenire anche nel campo dei combustibili da biomassa. Oggi infatti si parla solo di girasole o di colza, ma si sa già che, in un prossimo futuro, non solo verranno utilizzate altre piante (topinambur, miscanto, switchgrass, cardo), ma che la ricerca è orientata a sfruttare oltre ai semi (come nel caso del girasole), tutte le parti vegetali, nel quadro di un utilizzo integrale ed una maggiore redditività energetica.
Questi sono alcuni dei temi trattati nella giornata, che ha visto anche la partecipazione di Filiberto Zaratti, assessore all’Ambiente della regione Lazio, di De Amicis della Coldiretti, di Valeria Albizzati della Fiat Group e di Franco Caracciolo della Toyota Motor Italia. Interventi, relazioni e tavole rotonde, hanno dato un contenuto anche concreto e non solo teorico al problema delle emissioni inquinanti del parco veicoli. L’unica perplessità sta nel fatto che, come hanno più o meno ribadito tutti i relatori, la soluzione è legata alla capacità di fare sistema e di coordinare diverse soluzioni, produttori di biocarburanti e costruttori di veicoli, amministratori locali, ma anche quelli nazionali. E quelli in questa occasione sono mancati. Un problema che ha dimensioni non solo sovranazionali, ma mondiali, dovrebbe meritare più attenzione da parte di chi amministra il sistema paese, anche in queste fasi di dibattito, che per l’occasione meritevolmente “Ruote in aria” ha organizzato e per cui va meritoriamente lodata.

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