Milano ha ospitato da venerdì 9 a domenica 11 novembre la prima conferenza italiana sulla bicicletta, “In bici”. Nella tre giorni si è parlato di tutto quello che coinvolge la bici, come mezzo di trasporto quotidiano, come mezzo per fare turismo, come sport. Tra gli organizzatori infatti, oltre a Provincia e Comune di Milano, c’era la FIAB, Federazione Italiana Amici della Bicicletta, e la FCI, federazione Ciclistica Italiana
Una apertura istituzionale il primo giorno, e poi una serie di workshop hanno dato la possibilità di affrontare un tema che in Italia ha ancora troppo poco spazio. “Per la prima volta siamo riusciti a riunire il mondo della bici in tutte le sue componenti, invitando a parlare i massimi esperti nel settore”. Dice il dottor Luigi Riccardi, direttore della FIAB. “Anche la partecipazione è stata molto buona, abbiamo avuto centinaia di persone che hanno partecipato anche agli workshop. Meno bene è andata a livello di ricaduta mediatica”, rileva Riccardi, “purtroppo la bici attira ancora troppo poco interesse, anche se è un mezzo che nel resto d’Europa sta salvando la mobilità e la salute di molti cittadini”.
I temi su cui si è lavorato nel corso della conferenza erano essenzialmente quattro. Per prima cosa si è rilevata necessaria la costituzione di un Servizio Nazionale per la Mobilità Ciclabile, con la creazione di un sistema interministeriale, che permetta di monitorare e gestire in modo coordinato gli interventi degli enti locali. Tutti i ministeri e le istituzioni in qualche modo coinvolte nel tema della mobilità ciclabile potrebbero produrre delle linee guida per la progettazione dei percorsi e degli standard che aiutino gli enti locali a fare la loro parte senza lasciarli soli.
Conseguente a questo primo punto sarebbe la produzione di un “Bycicle Master Plan”, un Piano Generale della Mobilità Ciclistica valido in tutta Italia, che possa fare entrare questi contributi in un progetto coordinato e di lungo periodo, come già avviene in Paesi come l’Olanda, o la Germania.
Ne consegue il terzo tema affrontato nella conferenza: iniziare a pensare in un’ottica che non metta “al centro della strada” l’auto, e che quindi la progettazione della viabilità e il Codice della Strada siano ripensati prendendo in considerazione una mobilità anche pedonale e ciclistica. Il Codice della Strada italiano è stato pensato molti anni fa e aveva come punto di vista quello della mobilità automobilistica. Dalla conferenza della bici chiedono di ripensare regole e organizzazione per creare strade per le persone, non per le auto: “Street for people” , come diceva lo slogan della settimana europea della mobilità sostenibile celebrata recentemente.
Risultati positivi invece per quanto riguarda la situazione milanese: durante la tre giorni è stato presentato dall’Assessorato ai Trasporti il Piano per la Mobilità Ciclistica Milanese, frutto proprio di un lavoro coordinato tra associazioni, assessorati diversi ed esperti del settore. Il Piano è stato accolto positivamente dai partecipanti alla conferenza, e se sarà realizzato nella sua interezza potrà finalmente dotare Milano di una viabilità alternativa alla macchina che sia anche sicura e organizzata. Gli interventi di ampliamento delle piste ciclabili, di creazione di stazioni di parcheggio e assistenza, di coordinazione con i mezzi di trasporto pubblici non potranno essere ovviamente immediati, ma richiederanno qualche anno. “ Nel frattempo Milano non può permettersi di ampliare ancora il traffico automobilistico e sfavorire la bici. Servono interventi veloci, logici, e utili là dove si può già intervenire e fare qualcosa per quelli che vogliono e possono usare subito la bicicletta, soprattutto per dare un segnale alla cittadinanza che qualcosa si sta muovendo, che bisogna cambiare ottica” dice Riccardi. E le idee sono tante e facili da realizzare, come ad esempio tenere i marciapiedi sgomberi dalle auto e, per quelli molto larghi, lasciare che possano utilizzarli anche i ciclisti, oppure ancora utilizzare le corsie dedicate a bus e taxi, spesso vuote, per fare passare anche le bici. Il direttore della FIAB insiste anche sull’aspetto dell’integrazione modale tra ferrovie, azienda di trasporti pubblici, e ferrovie locali. “E’ fondamentale e non ancora considerata seriamente, anche purtroppo dagli stessi enti che gestiscono queste aziende di trasporto che potrebbero coordinarsi così bene con la bicicletta, come d’altronde avviene nel resto d’Europa”.