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Mediterraneo sempre più a rischio. E’ emergenza petrolio e plastica

Il Mar Mediterraneo ogni anno più inquinato a causa degli sversamenti di petrolio e l’abbandono di rifiuti plastici e industriali sulle coste. Solo tra il 1990 e il 1999 sono finite in mare 22.150 tonnellate di greggio

(Rinnovabili.it) – Sempre più inquinato da scarti e residui delle attività di pesca, cicche di sigaretta spesso abbandonate sulle spiagge ma soprattutto dai reflui industriali e dal petrolio. Nonostante sia uno dei mari che al mondo è ancora ricco di una straordinaria biodiversità, il Mar Mediterraneo è ogni anno più inquinato. A lanciare l’allarme sullo stato di salute del Mare Nostrum sono stati i 360 ricercatori di tutto il mondo che hanno curato il _Census of Marine Life_ (Coml), un censimento durato dieci anni che ha riguardato 25 aree marine diverse sparse per il mondo, la cui pubblicazione ufficiale è attesa per il prossimo 4 ottobre in una conferenza a Londra. Il Mar Mediterraneo si sta “avvelenando” lentamente, mettendo in serio pericolo le oltre 17 mila specie censite che vivono nelle sue acque. Il censimento, infatti, ha messo in evidenza come il Mediterraneo sia il mare più minacciato dall’inquinamento tra tutte le aree marine censite dai ricercatori. La colpa è di un insieme di fattori, come l’eccessivo prelievo ittico, gli sversamenti di greggio ma anche l’azione umana in tempo di guerra (come il lancio di bombe nell’Adriatico durante la Guerra del Kosovo).
Proprio sull’impatto devastante del petrolio sull’ecosistema marino delle acque del Mediterraneo si è concentrata la riflessione di molti analisti ed esperti. Il 60% del commercio mondiale di petrolio e dei suoi derivati passa per il Mare Nostrum mentre sulle coste si concentra il 27% di tutta l’attività di raffinazione mondiale. Ogni anno nel Mediterraneo le petroliere compiono circa 3000 viaggi, trasportando circa 400 milioni di tonnellate di greggio. Solo tra il 1990 e il 1999, ci sono stati 250 incidenti e sono finite in mare 22.150 tonnellate di petrolio. Le attività antropiche che si svolgono sulla terraferma, invece secondo i dati Fao, sarebbero responsabili per il 70% dell’inquinamento marino. Si tratta in prevalenza dei reflui di allevamenti ed industrie (nitriti, nitrati, fosforo, azoto e metalli pesanti) ma anche dei fertilizzanti e delle altre sostanze chimiche impiegate in agricoltura.