Rinnovabili

Medicina e rinnovabili, un matrimonio in taglia ridotta

Un campo dove le sperimentazioni con le energie rinnovabili stanno dando buoni risultati? Quello medico. Se da un lato le fonti ‘verdi’ si stanno affermando tra le soluzioni intelligenti per zone remote o disagiate, dove alimentare un ospedale da campo risulta difficile in termini di luce elettrica e apparecchiature mediche (vedi il progetto “Valigie Solari”:https://www.rinnovabili.it/valigie-solari-per-salvare-vite-umane–402174), le eco-energie si prestano sempre più a nuovi connubi anche al di fuori di situazioni di emergenza. Grazie ai passi avanti compiuti in questi anni dal mondo della ricerca la tecnologia delle rinnovabili ha dato una bella scorciata alla propria taglia, caratterizzandosi sempre più con suffissi quali mini, micro se no addirittura nano. Ed ecco che le porte della medicina sperimentale possono aprirsi per accogliere apparecchi dalle dimensioni ridotte che coniughino alta efficienza e minor ingombro.
Per alcuni ricercatori danesi si è trattato di pensare ad un innovativo Micro Direct Methanol Fuel Cell (μDMFC), in grado di sostituire le attuali pile zinco aria e così leggero da poter essere pensato per l’alimentazione degli apparecchi acustici. Il progetto nasce da una collaborazione tra vari enti danesi, il Teknologisk Institut, DTU Nanotech, iNANO Århus Universitet, e Widex A/S, che hanno ottenuto già il primo finanziamento dalla Fondazione Tecnologia Avanzata; il consorzio si è dato tre anni di tempo per sviluppare una cella a combustibile semplice, user-friendly e con le stesse prestazioni di una batteria. Le DMFC rappresentano una variante delle celle PEM, sfruttando anch’esse un polimero come elettrolita, in grado in questo caso di utilizzare direttamente metanolo liquido. Già di dimensioni ridotte, nella versione ‘microscopica’ queste fuel cell si presterebbero perfettamente ad essere impiegate in apparecchi acustici per un lungo periodo di tempo: basterebbe inserire l’auricolare nella sua docking station, attendere 10 secondi per il ricarica con 200 microlitri metanolo, e l’apparecchio avrebbe abbastanza energia per 72 ore d’utilizzo.
Nell’attesa che gli scienziati danesi aiutati dalla tecnologia MEMS (acronimo di Micro Electro-Mechanical Systems) e dai nano materiali sviluppino il loro progetto c’è già chi ha messo a punto una tecnica per fondere assieme bionica e rinnovabili. Si tratta dei ricercatori di Stanford e dell’impianto retinico fotovoltaico realizzato nei loro laboratori per i pazienti afflitti da perdita progressiva di cellule fotorecettrici. Di ‘retine al silicio’, in realtà, non è la prima volta che se ne sente parlare ma il team promette d’aver sviluppato una nuova generazione di protesi capaci di fornire una risoluzione maggiore rendendo la visione artificiale più naturale; nel dettaglio gli scienziati hanno messo a punto un chip sottoretinico progettato come un modulo di celle solari in miniatura, estremamente flessibile, ampio 3 millimetri, spesso tre micrometri e con circa 1.000 elettrodi. L’impianto è parte di un sistema che include una videocamera per catturare le immagini, un PC tascabile che elabori il segnale video e un display LCD ad infrarossi, il tutto incorporato in speciali occhiali. La fotocamera raccoglierebbe le informazioni visive inviandole al processore affinché le converta in segnali elettrici da trasmettere sullo schermo a cristalli liquidi sul lato interno degli occhiali e quindi alle celle fotovoltaiche dell’impianto.

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