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Malesia: da bambù e noci di cocco i supercondensatori “bio”

(Rinnovabili.it) – Bambù, noci di cocco e bucce di durian possono contribuire in modo proficuo al mondo della green energy. Ne sono convinti alcuni ingegneri della University of Nottingham Malaysia Campus, fortemente intenzionati a sfruttare l’ampia biodiversità del paese asiatico per trovare le giuste materie prime da impiegare nel comparto dell’hi-tech. I ricercatori hanno scoperto che gli scarti di queste piante e frutti possono essere agevolmente convertiti in una forma naturale di carbone attivo, da rimpiegare nella realizzazione di supercondensatori.
Dino Isa è l’ingegnere che sta coordinando questi lavori e a suo giudizio il processo per ottenere o coltivare i prodotti e convertirli in carbone attivo potrebbe essere facilmente esternalizzato come una sorta di lavoro a domicilio per gli abitanti delle zone più remote o rurali; le piante in questione, tra l’altro, sono facilmente reperibili in Malesia, nazione che vanta le più antiche foreste tropicali del pianeta.
E oltre all’indubbia sostenibilità ambientale, il nuovo processo ridurrà i costi del materiale di produzione fino al 30 per cento. Come ha spiegato lo stesso Isa, “i frutti tropicali malesi rappresentano un materiale ottimo per i supercondensatori perché possiedono un’ottima porosità, che significa una superficie maggiore per immagazzinare le cariche elettrostatiche”. L’intenzione è di sfruttare al massimo queste potenzialità per realizzare supercondensatori da impiegare per applicazioni specifiche come sistemi di stoccaggio dell’energia eolica e del moto ondoso. L’ateneo con la collaborazione della società Shaz Holdings ha lanciato il mese scorso un impianto pilota per la fabbricazione di questi bio supercapacitor con l’obiettivo di dar vita ad un impianto per la produzione su larga scala nei prossimi 5 anni.

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