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Magma vulcanico, la nuova speranza della geotermia

(Rinnovabili.it) – Nel 2009 un gruppo di geologi statunitensi guidato dal professor Wilfred Eldersa dell’Università di California aveva dato il via al progetto di perforazione della cima del vulcano Krapla nel nord dell’Islanda. L’esplorazione era parte del più ampio l’Iceland Deep Drilling Project (IDDP) programma organizzato dalle tre più importanti compagnie energetiche dell’isola per valutare la valenza economica della produzione geotermica in condizioni critiche. Il gruppo di lavoro si dovette allora fermare a causa di un problema su cui non erano preparati: lava sotterranea che scorreva nel pozzo a 2,1 chilometri di profondità. Ciò ha portato i geologi a mettere in stan-by il progetto iniziale e a cominciare a studiare il magma “Quando il pozzo è stato testato, in superficie scorreva del vapore secco ad alta pressione con una temperatura di 400 gradi Celsius, proveniente da una profondità inferiore del magma”, spiega il professore Wilfred Elders.

Elders e colleghi hanno stimato che questo vapore potrebbe portare ad *una potenza di 25 MW* se adeguatamente sfruttato, fornendo l’energia elettrica sufficiente per *alimentare fino a 30.000 abitazioni.* La gestione della generazione di energia elettrica dai vapori del sottosuolo migliora più cresce la temperatura e la pressione. Perforando una zona più calda temperatura e pressione aumentano, dovrebbe essere possibile raggiungere un ambiente in cui sia presente un fluido più denso con un contenuto di calore molto elevato, ma anche con viscosità insolitamente bassa, la cosiddetta ‘acqua supercritica. “Sebbene tale acqua venga attualmente impiegata nei grandi impianti a carbone, nessuno ha mai provato a sfruttarla nelle zone più profonde delle aree geotermiche”. Il geologo è convinto che dovrebbe essere possibile rivelare corpi di magma superficiale anche in altre aree dell’Islanda o del mondo e che in futuro “potrebbero diventare fonti interessanti di energia ad alta qualità”.

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