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Macondo, con fango e cemento la marea nera sembra arginata

Riempire il pozzo prima di fango e poi di cemento dovrebbe bastare a bloccare la fuoriuscita di greggio. L'esperimento della BP si sta rivelando vittorioso e la prossima mossa sarà mettere in funzione i pozzi alternativi

(Rinnovabili.it) – Dal 20 aprile scorso il pozzo Macondo ha rilasciato nel mare del Golfo del Messico circa 5 milioni di barili di greggio (780 milioni di litri), ma oggi sembra finalmente essere arrivato il giorno in cui il problema verrà arginato. Nelle prossime ore infatti dovrebbe essere colato all’interno del pozzo del cemento a presa rapida in grado di chiudere definitivamente la questione.
Nella prima fase, la _static kill,_ la BP ha riversato fango fino a coprire l’imbocco della cavità in modo da tenere sul fondo il petrolio ancora presente; l’operazione è durata 8 ore, un lasso di tempo in cui la società ha potuto dichiarare: “La pressione del pozzo è ora contenuta dalla pressione idrostatica dei fanghi iniettati, che era l’obiettivo perseguito dall’operazione. Nella seconda fase il cemento andrà a rafforzare la chiusura di Macondo per poi passare, alla fine del mese, all’utilizzo dei pozzi alternativi che si stanno realizzando. “Si tratta di una pietra miliare – ha detto la portavoce della BP, Sheila Williams – un passo in avanti verso la chiusura definitiva del pozzo”.
L’incubo del Golfo del Messico “sta finalmente volgendo al termine”, ha commentato il presidente Usa Barack Obama dopo aver appreso le buone notizie. Nonostante ciò la consapevolezza che il più grande disastro ambientale ad aver colpito gli Stati Uniti porterà avanti le proprie conseguenze chissà per quanto tempo lascia un’aurea di preoccupazione: fauna e flora distrutte dalla tossicità del petrolio, pescatori ed albergatori rimasti senza lavoro e danni ingenti causati dall’utilizzo di solventi necessari per lo scioglimento in acqua del greggio in sospensione.
“Si tratta della più grave fuga di petrolio conosciuta dall’uomo. Temo che nell’ecosistema continueremo a pagare le conseguenze di questo disastro per il resto della nostra vita” questo quanto dichiarato da Ian R. MacDonald, professore di Oceanografia all’Università della Florida.