Il nostro Governo, nonostante l’esito di un referendum, sembra intenzionato a costruire centrali nucleari. Motivi di perplessità, a mio avviso, si possono ravvisare nei sei punto che seguono:
– sono pericolose prima, durante e dopo l’attività di produzione;
– sono pericolosissime in caso di gravi disservizi e calamità naturali;
– attualmente sono l’unica possibilità per produrre plutonio utile alle attività militari;
– richiedono una tecnologia raffinata facilmente aggirabile da corruzione e mafia;
– costano troppo ed hanno tempi lunghissimi spesso imprevedibili di realizzazione;
– sono obiettivi privilegiati per il terrorismo;
– hanno il problema delle scorie radioattive;
Sottolineo che da quando sono in esercizio centrali nucleari, cioè da quasi 60 anni, nonostante gli studi e le ricerche profuse, neanche un chilo di scorie è stato posto a dimora definitiva e sorgono motivati dubbi sul fatto che ci si possa riuscire in futuro; la durata in vita degli elementi più pericolosi è dell’ordine di molte migliaia di anni. E allora nasce anche un problema etico: se in 60 anni di ricerche ed investimenti non siamo riusciti a risolvere il problema delle scorie è lecito trasferirlo alle generazioni future? Esiste o no un dovere di solidarietà verso chi verrà dopo di noi?
I fautori del nucleare dicono che la soluzione si troverà. Ma è sicuro?
In ogni caso sarebbe opportuno risolvere prima il problema e poi, se fossero superati questi (ed altri) impedimenti, dare corso al nucleare.
La tecnologia nucleare di fissione è complessa e pericolosa. Riprendere l’attività di produzione dell’energia dal nucleare in Italia , presenta pericoli particolari per l’instabilità geologica del territorio e per la precedente negativa esperienza di nucleare influenzato da forzature industriali e da insufficienti controlli.
E non è che nel resto del mondo le perplessità siano tanto diverse dalle nostre. La tecnologia nucleare richiede controlli severi e affidabili prima, durante e dopo la produzione di energia, Accade ovunque che alcuni industriali e controllori siano impreparati o corrotti: il potere del denaro può sovvertire (ed accade) anche persone che mai avrebbero sospettato di se stesse. Anche le classi dirigenti non sono meno pericolose. Non va dimenticato che la prima applicazione importante del nucleare è stata una bomba micidiale E’ legittimo domandarsi se l’umanità attuale sia matura per maneggiare questo giocattolo.
h3{color:#7A8541;}. *Ma cosa sono davvero le scorie nucleari?*
Esistono vari tipi di scorie nucleari provenienti da vari ambiti ad es. quello sanitario, quello dei laboratori di ricerca e quello derivante da oggetti contaminati da maneggio o contiguità
di materiali radioattivi. In questa sede verranno trattate esclusivamente le scorie di prodotti di fissone derivanti dall’esercizio di centrali elettronucleari. Mentre tutti i processi di combustione tradizionali interessano parti dell’atomo diverse dal nucleo, la reazione nucleare coinvolge il nucleo. Nel caso in esame un neutrone a bassa energia colpisce il nucleo molto pesante dell’uranio 235 ( 235U) ma molto instabile e lo scompone dando luogo ad altre sostanze più leggere, ad altri neutroni liberi, e ad una consistente energia dovuta a scomposizione di neutroni, il cui valore, secondo la legge di Einstein, vale E=mc 2 Con tale reazione ogni grammo di uranio sviluppa 84 MJ (pari all’ energia sviluppata dalla combustione di due tonnellate di petrolio).
h3{color:#7A8541;}. *Deposito delle scorie*
Le scorie dopo la loro estrazione dai reattori, soprattutto quelli di seconda e terza generazione, conservano ancora materiale fertile potenzialmente utilizzabile. Per questo, alle volte, le scorie sono “ritrattate o riprocessate”. Il ritrattamento è comunque un processo tecnologicamente molto avanzato, rischioso e costoso. Comporta rischi elevati anche per il trasporto. Durante il ritrattamento si può estrarre anche il plutonio 239 ( 239 Pu).
Il Pu si può ricavare, praticamente, soltanto attraverso reazioni nucleari, ha una radioattività di fatto eterna (tempo di dimezzamento di 24 mila anni) ed è altissimamente tossico: un grammo di Pu può produrre il cancro al polmone ad oltre un milione di persone.
Il plutonio in campo bellico serve a confezionare ordigni molto più potenti di quelli che utilizzano semplicemente l’uranio. Dunque la produzione di elettricità per via nucleare può anche servire a produrre plutonio che però va estratto dalle scorie attraverso un complicato processo tecnologico. Da quanto è noto, tale tecnologia è attualmente disponibile in 6 nazioni che sono: Stati Uniti, Francia, Regno Unito, Russia, Giappone ed India.
Esistono sostanzialmente 2 specie di scorie: quelle che escono dal reattore e quelle che restano dopo il riprocessamento. Si può scegliere di porre a deposito le scorie come escono dal reattore oppure le scorie dopo riprocessamento.
Un milione di anni è anche difficile da immaginare: la dimensioni della civiltà più evoluta che conosciamo è di 10.000 anni. A parte tali considerazioni è facile dedurre che trovare un sito e progettare contenitori che conservino le caratteristiche di sicurezza per tempi di un milione di anni non è impresa facile da attuare: occorre fare ipotesi sull’andamento geologico della terra ed utilizzare modelli matematici sul comportamento dei materiali che non possediamo. Riusciremo in pochi anni a superare questo gap?