L’Europa è in ritardo nella realizzazione dei piani di sviluppo delle biomasse. E’ questo il quadro che emerge dal rapporto “Le biomasse per l’Energia e l’Ambiente”presentato lo scorso aprile da Itabia (Italian Biomass Association) con la collaborazione del Ministero dell’Ambiente. Le biomasse penetrano con difficoltà il mercato energetico europeo e sarà poco probabile riuscire a rispettare i target fissati per il 2010-2012. La fattibilità economica, il consenso sociale e l’effettiva disponibilità di biomassa sono i fattori che principalmente ostacolano il decollo delle biomasse come fonte rinnovabile di energia nel nostro continente. In Italia la situazione sembrava potersi sbloccare con il nuovo sistema di incentivazione introdotto dalla _Legge finanziaria 2008 (L.24/12/2007 n.244)._
Ma come si sa, in Italia l’attuazione delle direttive è sempre un processo lungo e tortuoso e quindi sia il 2008 che il 2009 sono passati dal lungo iter attuativo degli stessi con grave danno per lo sviluppo di quella che potrebbe essere una grande risorsa di sviluppo per la diffusione delle rinnovabili nel nostro paese. In più tutta la serie di polemiche legata alla filiera corta, che sono state solo in parte superate con _la legge 99/2009_ che eliminano il principio delle filiera corta nell’erogazione della tariffa omnicomprensiva, rischiano di mettere in serie pericolo il position paper presentato a livello comunitario dal nostro paese, all’interno del Renewable Energy Directive, in cui si stima un potenziale sfruttabile al 2020, tra biomassa e biogas, di 2.415 MW, pari a 14,50 TWh. L’impiego delle biomasse in Europa soddisfa, infatti, una quota piuttosto marginale dei consumi di energia primaria, ma il reale potenziale energetico di tale fonte non è ancora pienamente sfruttato.
All’avanguardia, nello sfruttamento delle biomasse come fonte energetica, sono i Paesi del centro-nord Europa, che hanno installato grossi impianti di cogenerazione e teleriscaldamento alimentati a biomasse. La *Francia,* che ha la più vasta superficie agricola in Europa, punta molto anche sulla produzione di biodiesel ed etanolo, per il cui impiego come combustibile ha adottato una politica di completa defiscalizzazione. La *Gran Bretagna* invece, ha sviluppato una produzione trascurabile di biocombustibili, ritenuti allo stato attuale antieconomici, e si è dedicata in particolare allo sviluppo di un vasto ed efficiente sistema di recupero del biogas dalle discariche, sia per usi termici che elettrici. La *Svezia* e l’*Austria,* che contano su una lunga tradizione di utilizzo della legna da ardere, hanno continuato ad incrementare tale impiego sia per riscaldamento che per teleriscaldamento, dando grande impulso alle piantagioni di bosco ceduo (salice, pioppo) che hanno rese 3÷4 volte superiori alla media come fornitura di materia prima.
Nel quadro europeo dell’utilizzo energetico delle biomasse, l’*Italia* si pone in una condizione di scarso sviluppo, nonostante l’elevato potenziale di cui dispone, che come esposto nel prosieguo risulta non inferiore ai 27 Mtep. Ma è molto difficile avere oltretutto dei dati precisi sulla diffusione delle biomasse in Italia perché al contrario di altre fonti da energia rinnovabili per le biomasse manca un univocità nella raccolta dei dati. Ci hanno provato gli studiosi del politecnico di Milano con il loro primo biomass energy report 2010, presentato pochi giorni fa a Milano, dal quale si evincono alcuni dati interessanti ed altrettante criticita nel business delle biomasse nel nostro paese. Secondo gli studiosi del Polimi è possibile stimare in 970 milioni di euro il volume d’affari complessivamente generato dal mercato della produzione di energia elettrica in impianti a biomasse agroforestali in Italia nel 2009.
L’Italia, con *7.558 MWt di potenza complessiva installata* (pari al 50% di quella installata in Germania) si colloca al quinto posto tra i Paesi europei.
Nel corso del 2009, le biomasse agroforestali hanno contribuito alla produzione di energia primaria nel nostro Paese per 5,2 Mtep, che corrispondono a circa il 2,7% del fabbisogno totale. Ad esempio il segmento dei caminetti e delle stufe a pellet ad uso residenziale ha superato in Italia nel 2009 la significativa soglia di 1 milione di unità installate, rendendo il nostro Paese la prima nazione europea per questo tipo di installazioni. Dal punto di vista della filiera industriale, è possibile stimare in oltre 350 il numero di imprese che operano nelle diverse aree di business del mercato delle biomasse agroforestali nel nostro Paese. È interessante rilevare come i player attivi in questa filiera siano prevalentemente italiani. Alcune potenzialità si sviluppo sono significative, ad esempio: l’obbligo di immissione di una quota crescente di carburanti bio per ridurre le emissioni nocive, sancito dal Protocollo di Kyoto, o, ancora, le emergenze rifiuti che si è costretti ad affrontare oppure l’opportunità di creare valore aggiunto con l’impiego di materia prima di scarto nella filiera agro-forestale.