Catturare il calore di scarto prodotto dal comparto industriale ed immagazzinarlo in siti geologici sotterranei per reimpiegarlo in inverno nei sistemi di riscaldamento cittadini. Nasce con questo scopo il progetto dell'ETI, nella speranza di riuscire a ridurre la dipendenza dai carburanti fossili
(Rinnovabili.it) – L’Energy Technologies Institute ha organizzato un programma semestrale del valore di 140mila sterline per testare la possibilità di stoccare grandi quantità di calore provenienti da centrali termiche e dai processi del settore industriale. Nel dettaglio il progetto che sarà gestito dai consulenti Buro Happold con il contributo di Università di Cambridge e del British Geological Survey, esaminerà la fattibilità della cattura e immagazzinamento di grandi quantità di calore residuo in formazioni geologiche sotterranee per un successivo impiego in case e uffici per le esigenze di riscaldamento e acqua calda.
Esigenze che, spiega l’ETI, nel Regno Unito coprono circa il 44% dei consumi energetici con una richiesta di 800 TWh all’anno.
James Dickinson, capo progetto presso Buro Happold, ha descritto lo studio come potenzialmente “rivoluzionario” perché potrebbe portare alla sostituzione del riscaldamento diretto a gas che nel paese caratterizza ancora l’84% delle famiglie.
L’esperimento quindi potrebbe trovare un’alternativa alle fonti fossili almeno per la generazione del calore necessario ai sistemi di riscaldamento e sarà monitorato per riuscire, entro l’estate prossima, a redigere un documento contenente i dati costo-efficacia oltre alla praticità di un intervento di stoccaggio del calore per lunghi periodi durante i freddi inverni che caratterizzano il paese.
David Clarke, chief executive dell’ETI ha commentato: “Catturare anche solo il 10% del calore proveniente dal comparto industriale avrebbe un impatto significativo sulle emissioni totali di carbonio e sulla sicurezza dell’approvvigionamento, aiutandoci a ridurre il bisogno di enormi quantità di combustibili che di solito importiamo nei mesi invernali, quando i prezzi aumentano. Numerosi processi industriali, specialmente quelli per la generazione di elettricità, producono enormi quantità di calore che viene emesso insieme ai fumi industriali e va ad inquinare fiumi, mari e aria. Uno dei principali ostacoli per l’utilizzo di questo calore è il fatto che non se ne può disporre in maniera continuativa, né al momento del bisogno. Tuttavia è possibile archiviare l’energia termica in bacini sotterranei come miniere dismesse o falde acquifere”.