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Lelli: la grande attesa del nucleare italiano

Nella seconda parte dell’intervista al Commissario dell’ENEA, ing. Giovanni Lelli, affrontiamo il “delicato” ed attualissimo problema dello sviluppo della tecnologia per la generazione di energia elettrica da fonte nucleare.

*Mauro Spagnolo: _Ing. Lelli, l’ENEA ha implementato il suo impegno sul fronte del nucleare, soprattutto nel settore della ricerca applicata. Un tema di grande interesse, ma che solleva forti contrasti e tensioni politiche. Quali sono le principali linee di indirizzo su cui state lavorando e la tempistica che seguirete nello sviluppo futuro del nucleare in Italia?_*
*Giovanni Lelli:* Le posso anticipare che stiamo cercando di fare del nostro meglio per farci trovare pronti nel momento in cui dovremo scendere in campo. L’Agenzia per la Sicurezza Nucleare, come è noto, è stata appena costituita e la tempistica dovrà tararsi di conseguenza. Da parte nostra abbiamo “spolverato” dopo venticinque anni, o meglio riadattato alle nuove condizioni, le nostre tecnologie. Abbiamo “riattivato” in Casaccia i due reattori sperimentali TRIGA e TAPIRO. In verità le infrastrutture, le conoscenze ed i laboratori, nati con il nucleare, non sono stati mai disattivati, ma utilizzati per fini diversi. Siamo stati costretti a fare questo, in quanto i finanziamenti assegnati alla ricerca energetica in questi cinque lustri sono calati drasticamente, e indirizzati a progetti diversificati. Solo per fare qualche esempio, gli ambienti di qualificazione dei componenti nucleari, a suo tempo sviluppati, le tavole vibranti che simulano i terremoti, le camere climatiche e quelle anecoiche che simulano le interferenze elettromagnetiche, sono state adoperate, in questi anni, con finalità parallele: ad esempio per sviluppare dispositivi antisismici per il settore civile, per verificare la compatibilità elettromagnetica di dispositivi per la sicurezza o per testare il comportamento di certi componenti in “ambienti ostili”. Oggi stiamo riqualificando questi settori per sviluppare componenti e sistemi pensati per l’industria nucleare e finalizzati, ad esempio, a rispondere alle caratteristiche sismiche ed eco-ambientali molto più stringenti di prima.

*MS: _Quale sarà più specificatamente il rapporto tra ENEA, industria del nucleare ed Agenzia di Sicurezza Nucleare?_*
*GL:* Stiamo lavorando ad una linea di attività per offrire il supporto all’industria, come dicevo, affinchè possa mettersi nelle migliori condizioni per ottimizzare l’offerta italiana per le centrali nucleari che si andranno a realizzare. Ma offriamo anche un supporto tecnico-scientifico alla costituenda Agenzia di Sicurezza Nucleare che, come il legislatore ha definito, dovrà necessariamente essere una struttura snella, costituita da persone di grande qualità che sappiano analizzare documenti, progetti ma che si debbano avvalere di strumenti di analisi messi a punto da una struttura scientifica. Un po’come accade in molti altri paesi, ad esempio in Francia, dove si utilizza un Istituto Scientifico per svolgere funzioni di technical support operator per l’Agenzia di Sicurezza.
Altra funzione importante sarà la comunicazione al grande pubblico ed alle amministrazioni sui contenuti riportati nel decreto attuativo n. 31 del febbraio 2010 che traduce la delega al Governo in attuazione della legge Energia del 99.

*MS: _Nonostante le rassicurazioni che più volte arrivano sulla sicurezza degli impianti, di recente lei ha dichiarato: “Rischio zero e sicurezza infinita non esistono, ma nel nucleare il livello di sicurezza è massimo e l’impatto ambientale è minimo”…_*
*GL:* Per ciò che concerne l’impatto ambientale va considerato l’intero ciclo di vita della trasformazione della fonte primaria di energia, sia essa petrolio, gas o uranio, in forma di vettore energetico, e quindi di energia elettrica. Pensiamo al Golfo del Messico, gli incidenti in Cina e gli ultimi fatti in Nuova Zelanda, ricordiamo il vagone del treno esploso a Viareggio: questo, a mio giudizio, è vero impatto ambientale. Ricordiamo le colline di ceneri prodotte da una centrale a carbone. Parliamo anche di impatto ambientale del fotovoltaico, che ormai si vede ovunque nelle campagne – infatti è molto avvertito il problema della sua integrazione – come anche quello dell’eolico. Per quanto invece riguarda l’impatto ambientale di una centrale nucleare, se per un attimo tralasciamo il problema della sicurezza, dobbiamo pensare ad una costruzione con una cupola, una torre ed una ciminiera.
La questione sulla sicurezza è chiaramente un’altra cosa. Attualmente è al massimo livello ammissibile. Dobbiamo rientrare nell’ordine delle idee che un evento come Chernobyl non può accadere di nuovo.

*MS: _Non può o non deve?_*
*GL:* Non può così come non può accadere che un automobile possa essere infilzata dall’obelisco di piazza San Pietro. Se entriamo nell’ottica delle idee che ciò non può verificarsi la questione verrà vista diversamente.

*MS: _Ed il problema delle scorie?_*
*GL:* Tornando all’impatto ambientale, la centrale nucleare il ha un problema inerente, chiaramente, non solo alla sua presenza fisica sul territorio, ma anche, e specialmente, alla problematica legata ai rifiuti. I rifiuti di una centrale nucleare sono essenzialmente quelli derivanti dal trattamento del combustibile che devono essere trattati e conservati. I circa 400 reattori funzionanti nel mondo trattano i rifiuti vetrificandoli o cementandoli dopo che sono stati per un certo tempo all’interno delle centrali stesse che li hanno prodotti, oppure nei vari depositi di superficie che vengono costruiti ad hoc per conservare le scorie fino a che non viene trovata una soluzione stabile, che è rappresentata dal sito geologico, o il riutilizzo di questi materiali come combustibile per nuovi reattori.
Questo è un problema di impatto ambientale, che si misura in metri cubi di materiale da gestire con la massima attenzione.

*MS: _In questi giorni il sottosegretario con delega all’Energia Saglia ha dichiarato che, così come richiesto dall’Unione Europea, sarà “tecnicamente fattibile” individuare entro il 2015 il luogo adatto per il deposito delle scorie radioattive. Enea ha già avuto modo di confrontarsi con il Ministero sulla possibile localizzazione dei siti di deposito e stoccaggio?_*
*GL:* A tempo debito facemmo delle analisi, carte dei siti, valutazioni di vario tipo. Attualmente siamo in stand-by ed al servizio del Ministero, pronti a collaborare con la Sogin (Società Gestione Impianti Nucleari – ndr) per l’individuazione del sito e per la costruzione del deposito relativo, ma per adesso ci teniamo informati sull’evoluzione dei processi.

*MS: _Devo quindi desumere, essendo l’Enea la componente pubblica della ricerca più avanzata in questo settore, che le affermazioni del Ministero siano ancora dei “cartelli virtuali” e che le dichiarazioni del dicastero circa la fattibilità di un sito di raccolta delle scorie siano di matrice politica più che tecnica._*
*GL:* L’Unione Europea fortunatamente ci ha dato un importante stimolo invitandoci a realizzare un sito di deposito entro il 2015. Ma credo che il Sottosegretario Saglia si riferisse al fatto che la costruzione di un deposito sia tecnicamente fattibile una volta individuata l’area adatta. Si pensi ai depositi superficiali di Spagna e Francia: sono delle costruzioni quadrangolari in cui vengono stipate le scorie, in pratica magazzini con un minimo di impiantistica.

*MS: _Quindi, ingegnere, lei non vede problematiche nello stoccaggio delle scorie?_*
*GL:* Assolutamente no. Anzi in un certo senso la vedo un’opportunità più che un problema. Sono stato in Corea la settimana scorsa e ho portato con me la fotografia che ritrae il sindaco della cittadina coreana di Gyeongju che è riuscita ad aggiudicarsi, su altre due città in concorso, il diritto di costruire sul proprio territorio il deposito per scorie nucleari. La foto ritrae il primo cittadino mentre sfila in trionfo per le strade del paese. Il deposito in sé è visto come un’opportunità di sviluppo del territorio.

*MS: _E cioè?_*
*GL:* Noi abbiamo avuto l’idea di mettere accanto al deposito un polo tecnologico di interesse economico-territoriale che si occuperà di gestire attività inerenti il deposito stesso. E calcolando l’indotto che una struttura del genere può costituire questo, mi creda, non mi sembra poco.

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