Presentata una proposta congiunta per recuperare 15 miliardi di euro e creare 350 mila posti di lavoro intervenendo nei settori produttivi industriali italiani. Il segreto? Interventi mirati in edilizia, energia, trasporti, sicurezza ambientale
“Un approccio inedito, in cui qualità e innovazione ambientale siano protagoniste delle politiche d’intervento, in opposizione all’ormai tradizionale – e infruttuoso – ricorso all’apporto di risorse pubbliche nei settori abituali in crisi”. E’ quanto si legge nella nota stampa rilasciata in occasione della presentazione di un documento congiunto da Cgil e Legambiente contenete alcune idee e proposte concrete per cercare di combattere la recessione, creare posti lavoro e nel contempo vincere la sfida climatica. Energia, casa, trasporti e sicurezza ambientale le quattro aree strategiche su cui intervenire, ambiti in cui “la fiscalità deve spostare il prelievo dal lavoro al consumo delle risorse ambientali”. Muovendosi su questi settori chiave è possibile – secondo i due interlocutori – recuperare 15 miliardi di euro, equivalenti all’1% del Pil, per creare 350mila posti di lavoro.
Secondo il presidente di Legambiente *Cogliati Dezza*: “E’ evidente che quella che è entrata in crisi è l’ubriacatura liberista degli ultimi anni, l’ideologia del mercato come unico parametro dello sviluppo, che unita all’ormai palese crisi climatica ha determinato una situazione eccezionale che ci impone di guardare alla crisi con occhi nuovi per affrontarla con strumenti realmente innovativi. Un’economia a bassa emissione di CO2 è la sfida che possiamo vincere creando lavoro e ricchezze per tutti, dando prospettive serie ai giovani, liberando il Paese dalla dipendenza dalle fonti fossili”.
Per il segretario generale della Cgil, *Guglielmo Epifani* : “La grave crisi economica che peserà sul paese per i prossimi mesi, potrebbe diventare l’occasione di una svolta importante nei processi produttivi e nelle scelte dell’industria italiana, se il governo fosse in grado di affrontarle con misure intelligenti, mirate, e si spera, tempestive. Sarebbe necessaria una strategia che puntasse a incentivare settori strategici dell’economia condizionandole a scelte che rispondano a criteri di innovazione tecnologica, efficienza energetica, rispetto dell’ambiente. Si avvierebbe così un nuovo ciclo produttivo che, proprio grazie all’innovazione tecnologica ‘verde’, aprirebbe spazi di ricerca, occupazione, mercati, proponendo nello stesso tempo un modello di sviluppo più equilibrato”.