(Rinnovabili.it) – La notizia ha fatto rapidamente il giro dei media suscitando la veloce replica delle associazioni di settore: nella manovra finanziaria varata dal governo e firmato oggi dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, sono state inserite misure che mettono a rischio il mercato dell’energia pulita. L’articolo 45 riporta il congelamento, con carattere retroattivo, del ritiro da parte del Gestore dei Servizi Elettrici dei Certificati Verdi in eccesso sul mercato, strumento che ha finora garantito l’equilibrio fra una domanda ridotta di fronte all’offerta.
Il pericolo più prossimo sarebbe quello di far crollare il prezzo dei titoli, influendo negativamente sul ritorno degli investimenti già realizzati e di quelli programmati. Per Edoardo Zanchini, responsabile energia di Legambiente si tratta di “un errore incredibile che rischia di colpire pesantemente lo sviluppo delle energie pulite nel nostro Paese e la credibilità delle scelte italiane rispetto alla prospettiva di diffusione delle rinnovabili al 2020 obbligatoria per tutti i Paesi UE. Mentre non si hanno notizie del piano di sviluppo delle rinnovabili che il governo deve consegnare a Bruxelles entro il 30 giugno, il decreto cancella le certezze degli investitori”.
A preoccupare, spiega Zanchini, sono soprattutto “i drammatici effetti in termini economici e occupazionali nell’unico settore che, in questi mesi, ha mostrato segnali positivi. E’ inoltre da sottolineare l’assurdità di questo provvedimento perché non avrebbe alcun effetto per le entrate dello Stato, visto che non sono finanziamenti pubblici ma un meccanismo di mercato che obbliga le aziende del settore energetico a produrre una quota minima da fonti rinnovabili e a muovere così i progetti da biomasse e biogas, eolici, geotermici, idroelettrici”.
La richiesta dell’associazione, peraltro già esposta nel comunicato congiunto con le associazioni di settore, sprona il governo a tornare sui suoi passi ma soprattutto, in vista della prossima scadenza Ue in tema di rinnovabili, “presenti il piano per una discussione pubblica prima di consegnarlo a Bruxelles”.