Rinnovabili

Legambiente pubblica il nuovo Rapporto Ambiente Italia

(Rinnovabili.it) – Una nuova Milano ogni 4 mesi. Con questo paragone Legambiente lancia l’allarme per l’eccessivo *consumo di suolo* in Italia. “In Italia vengono consumati mediamente oltre 500 chilometri quadrati di territorio all’anno. E’ come se ogni quattro mesi spuntasse una città uguale all’area urbanizzata del comune di Milano” si legge nel comunicato stampa di lancio del nuovo *Rapporto Ambiente Italia* di Legambiente, presentato stamane a Roma e dedicato al consumo di suolo come indicatore dei cambiamenti che stanno avvenendo nel paese.
Negli ultimi anni *la superficie urbanizzata ha raggiunto i 2.350.000 ettari*, che per estensione ricordano l’area di Puglia e Molise, pari al 7,6% del territorio nazionale, con 415 metri quadri per abitante.
Collaborando con l’Istituto nazionale di urbanistica Legambiente ha cercato di fare chiarezza sui numeri effettivi della crescita delle *aree urbanizzate*, mettendo a confronto banche dati che sono risultate eterogenee e non sempre aggiornate che però hanno messo in testa alla classifica delle regioni più urbanizzate la Lombardia, con il 14% di superficie artificiale sul totale dell’area regionale, a seguire il Veneto con l’11%, la Campania con il 10,7%, il Lazio e l’Emilia Romagna con il 9%.

“Il *consumo di suolo* – ha dichiarato il presidente di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza – è oggi un indicatore dei problemi del Paese. La crescita di questi anni, senza criteri o regole, è tra le ragioni dei periodici problemi di dissesto idrogeologico e tra le cause di congestione e inquinamento delle città, dell’eccessiva emissione di CO2 e della perdita di valore di tanti paesaggi italiani e ha inciso sulla qualità dei territori producendo dispersione e disgregazione sociale. Occorre fare come negli altri paesi europei dove lo si contrasta attraverso precise normative di tutela e con limiti alla crescita urbana, ma anche con la realizzazione di edilizia pubblica per chi ne ha veramente bisogno e interventi di riqualificazione e densificazione urbana, fermando così la speculazione edilizia. Esattamente il contrario di quanto adottato nell’ultimo decreto Milleproroghe che continua a consentire ai Comuni, per i prossimi due anni, di adoperare il 75% degli oneri di urbanizzazione per le spese correnti e incentiva quindi a rilasciare permessi a edificare anche laddove non sarebbero necessarie nuove costruzioni, per pagare gli stipendi dei dipendenti”.
La tendenza sottolineata disegna quindi _l’Italia del costruire_ e non del ristrutturare aree precedentemente occupate, consumando quantità enormi di suolo, un’Italia che non investe abbastanza nella mobilità alternativa e che non lascia molto spazio alle buone politiche di riduzione dei consumi e degli inquinanti. L’anello di congiunzione tra i settori sembra essere la crisi economica, un periodo di difficoltà che ha rallentato alcuni dei processi di importanza cruciale per lo sviluppo della penisola tra cui la trasformazione del sistema energetico e delle risorse ad esso collegate; mentre in fatto di efficienza energetica e di contenimento delle emissioni la crisi è riuscita a dare una svolta in positivo, che mette l’Europa ai primi posti a livello globale ma relega l’Italia tra gli stati europei meno virtuosi, probabilmente l’unico che non riuscirà a rispettare i limiti imposti al 2020. “L’Italia deve smettere di remare contro lo sviluppo delle rinnovabili – ha aggiunto Duccio Bianchi dell’Istituto di ricerche Ambiente Italia – perché, quando la politica lo ha permesso, il territorio ha dimostrato di avere le capacità per una svolta energetica pulita. Lo stop al consumo di suolo e la risposta ai problemi della casa e delle città va di pari passo con una riqualificazione energetica complessiva del patrimonio edilizio”.

Per ciò che concerne *la mobilità* l’Italia rappresenta in Europa lo stato con il numero più alto di mezzi privati e con la maggior parte dei cittadini che preferisce spostarsi in auto, con 12.070 passeggeri per km/abitante; sono poche le persone che si spostano in metro o in tram (109 passeggeri km/ab) e pochi in treno, solo 835. Da questo deriva l’indagine sulle *polveri sottili e gli ossidi di azoto*, che indicano il livello di qualità dell’aria che nel 2009 è peggiorata, contando il 67% dei Comuni che hanno superato il limite di 40 microgrammi/mc. Nelle grandi città la situazione è altrettanto negativa, con 3 città su 14 con valori medi inferiori alla norma.
Nota positiva per il *settore energia* dove le materie prime sono sempre più preservate con valori che passano da 191 milioni di Tep a circa 180 milioni (-5,8%) con il calo contemporaneo della produzione di energia da fonte fossile.
Diminuisce anche la *produzione di rifiuti urbani* che si ferma a 32,5 milioni di tonnellate (-0,22% rispetto al 2007) con un procapite che da 546 kg/ab del 2007 passa a 541 nell’anno successivo e con una differenziata che nel 2008 ha toccato i 10 milioni di tonnellate, con evidente dislivello tra la condotta nel nord e nel sud del paese, dove solo la Sardegna si sta impegnando a gestire i rifiuti con regolarità.

Exit mobile version