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Legambiente, la burocrazia minaccia le “case dell’acqua”

Paragonando le case dell'acqua ad un bar, il Regolamento del Ministero dell'Ambiente le obbliga a controlli più rigidi e restrizioni più severe che ne minacciano la sopravvienza a danno di cittadini e ambiente

(Rinnovabili.it) – Il Regolamento del Ministero della Salute che ha deciso di attribuire alle *_“Case dell’acqua”,_* i distributori che erogano gratuitamente acqua naturale e gassata, le stesse caratteristiche di trattamento e gli obblighi assegnati a bar ed esercizi commerciali che vendono bibite al pubblico sta minacciando il servizio. E da Legambiente, a poco meno di un mese dal referendum sull’acqua, il timore che tale disposizione possa compromettere la sopravvivenza di un servizio che per molti si sta rivelando utile, comodo ed economico con vantaggi ambientali determinati dalla mancata produzione di nuove bottiglie in Pet, che si traduce in meno rifiuti da gestire. “Con le ‘Case dell’acqua’ – ha dichiarato il responsabile scientifico di Legambiente Stefano Ciafani – i cittadini usufruiscono di un servizio pubblico in più, che fa apprezzare sia la qualità dell’acqua sia l’economicità. Parliamo anche di un concreto esempio di sostenibilità, grazie al quale stanno cambiando le abitudini di migliaia di persone che in questo modo risparmiano e danno una mano all’ambiente, diminuendo la produzione e la circolazione di plastica e, quindi, le emissioni di CO2 in atmosfera”.
Grazie all’istallazione delle case dell’acqua è stato infatti possibile evitare l’utilizzo di circa 620mila bottiglie l’anno, evitando all’ambiente l’inquinamento causato dagli spostamenti commerciali di almeno 65 tir. Attualmente ogni distributore eroga al giorno 2500 litri di acqua, ovvero il contenuto di 1.700 bottiglie riuscendo così a risparmiare sulla produzione di bottiglie ed evitando all’atmosfera il rilascio di 30 tonnellate di CO2 e 350 chilogrammi di monossido di carbonio, oltre all’evitata lavorazione di 35 tonnellate di petrolio.
“Oltre all’aspetto ambientale – ha aggiunto Ciafani – in questo progetto c’è anche un valore sociale importante visto che molti di questi punti di erogazione sono diventati anche punti di aggregazione, elementi del nuovo paesaggio urbano, luoghi di diffusione della comunicazione tra Comune e cittadini. […] Quello che chiediamo – ha concluso Ciafani – è che si valutino attentamente tutti gli aspetti prima di imbrigliare le Case dell’acqua nell’estrema burocrazia che, in nome della salute pubblica, rischia di compromettere un progetto molto valido favorendo in modo del tutto ingiustificato l’industria dell’imbottigliamento delle acqua minerali”.