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Legambiente e Anev tirano le somme sull’energia di domani

Nonostante l'opinione sia divisa in pro e contro i numeri dell'eolico dimostrano che il crescendo del settore sta contribuendo all'aumento della generazione di energia pulita

(Rinnovabili.it) – Puntare sulle energie rinnovabili si può. Fare affidamento sulle fonti pulite che la natura ci mette a disposizione anche. Lo dimostrano i dati raccolti per valutare l’andamento del mercato eolico italiano che hanno dimostrato che il mercato del vento nel nostro paese ha raggiunto ormai i 5000 MW istallati con una produzione di 6,7 TWh circa. Grazie all’impegno di oltre 2500 occupati stabili nel settore del vento, che offre il giusto potenziale per raggiungere i 10mila MW mediante l’istallazione di nuovi impianti gli off-shore e il mini e micro eolico, questo tipo di energia pulita ha tutte le carte in regola per contribuire attivamente al raggiungimento degli obiettivi del pacchetto 20-20-20.
Nonostante ciò i consensi non risultano unanimi in merito ai benefici dello sfruttamento di questa fonte. I dubbi riguardano soprattutto l’impatto ambientale: i rotori eolici sono infatti spesso temuti e accusati di rovinare il paesaggio.
Per capire meglio quale sia l’opinione generale riguardo alla tematica impatto ambientale/produzione energetica Legambiente e Anev hanno organizzato un convegno al quale oggi prenderà parte il presidente dell’associazione ambientalista Vittorio Cogliati Dezza insieme a Simone Togni, Segretario Generale ANEV e Luciano Pirazzi dell’Enea.
“E’ evidente l’urgenza di costruire una informazione trasparente e chiara sull’eolico, sulla reale situazione del settore in Italia e sgombrare il campo dalle falsità che girano – ha dichiarato Vittorio Cogliati Dezza – Per quel che riguarda gli incentivi, per esempio, non esiste alcun privilegio o possibilità di sottrarre risorse ad altre fonti: i certificati verdi valgono per tutte le fonti rinnovabili (solare escluso, che ne ha di ben più vantaggiosi) e non sono in concorrenza. Rispetto all’impatto dell’eolico sul paesaggio poi, le accuse sono quanto meno ipocrite. Va detto con chiarezza che gli impianti eolici installati interessano una porzione assai limitata del territorio e cioè meno del 3% dei comuni”.
“Occorre finalmente introdurre regole chiare e mettere al centro il tema dell’integrazione nel paesaggio dell’eolico – ha aggiunto il responsabile Energia di Legambiente Edoardo Zanchini – . Una responsabilità che spetta in primo luogo al Governo, da cui si attendono le Linee Guida, a cui però devono far seguito precise indicazioni da parte delle Regioni per uno sviluppo adeguato e pianificato dell’eolico. Ciò vuol dire indicare con chiarezza le aree in cui vietare la costruzione degli impianti per motivi naturalistici e storico-archeologici, e insieme fissare le attenzioni e le procedure più trasparenti per svilupparlo nelle aree più idonee in cui il vento lo consente. La sfida consiste nel trovare la sintesi più efficace tra l’immagine di modernità dell’eolico e i caratteri tipici dei diversi paesaggi italiani”.